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giovedì 22 gennaio 2015

La Guerra tra Expat

Foto: independent.co.uk

Esslingen am Neckar, martedì 13 gennaio. Ore 16:38. Caffè Maille

Entro nel Caffè di corsa. Fuori piove come Dio la manda. Rimango sulla soglia per dare un'ultima sgrullatina all'ombrello verso l'esterno. Mentre tolgo la giacca all'ingresso del locale caldo e affollato la cerco con gli occhi. Trovata! E' a due tavoli da me.

Lei. Nome: C. Età: 36. Professione: casalinga e madre. Coniugata. Un figlio di 3 anni. Segni particolari: occhiaie perenni e sbadiglio continuo.

La saluto e mi siedo sorridendo. C. risponde arcuando le labbra a mezzaluna, ma lasciando gli occhi a fessura, sopra le occhiaie. Se non indossasse jeans e felpa l'avrei scambiata per Ronald Mc'Donalds. Non faccio in tempo a sedermi che C. produce un suono gutturale non meglio identificato, verso uno strano cumulo di lana, a tratti moventesi, piazzato sul seggiolone alla sua destra. Suo figlio.

C.: Ciao! Tanto che non ci si vede! Come stai?

Io: Bene, grazie. Tu?

C.: Uno schifo! Non ho mai tempo di fare nulla co' questo. - e fa cenno con la testa, ma senza guardarlo, al cumulo di lana dal quale spunta una cannuccia che ha appena iniziato a schizzare fanta nell'etere.

Dopo qualche secondo di silenzio.

C.: E allora... come ti vanno le cose? Ti trovi bene? La lingua tedesca? Amici del posto?

Io: Bè, non posso lamentarmi, dai... - e abbozzo un sorriso.

C. cambia espressione. No, meglio... un'entità estranea paranormale si impossessa del suo corpo. L'invasione è veloce e nota a me sola. Le membra le si torcono e il viso è colto da spasmi. Manco la Sigourney ne aveva di così durante il parto del piccolo Alien.

C.: E ce credo che stai na' favola, tu! Non c'hai figli! Te godi la vita assieme a quel pezzo di figo del tuo tedesco che te presenta tutti i suoi amici ancora più fighi de lui co' cui ce poi parla' il tedesco così l'impari! Che $@xxo c'hai da fa' tu se non vita sociale?! Mica te ritrovi un produttore de muco alto un $@xxo e mezzo che non fa artro che piagne pure de notte, e un marito de' &§rda che nun me da' na mano manco se lo prego in aramaico, li *****cci sua!

Una cortina di gelo che manco a Stalingrad nel '42 si sarebbero mai aspettati, scende tra di noi. In sottofondo il grugnito attutito dal vellame caprino, proveniente dal botolo.

C. si riprende. L'entità la lascia, presumibilmente già stufa di un contenitore tanto noioso.

C.: Comunque sono contenta che ti trovi bene qui in Germania.


Esslingen am Neckar, giovedì 15 gennaio. Ore 19:16. Biblioteca comunale.

Cerco nel database L'italiano per idioti. Me l'ha chiesto uno studente qualche giorno prima. Apprezzo sempre quando ne sono coscienti. Qualcuno mi tocca gentilmente una spalla.

Lei. Nome: S. Età: 25. Professione: donna in carriera presso BOSCH. Single per scelta (degli altri). Segni particolari: i ricavi della vendita della sola borsetta pitonata e degli stivali di Prada potrebbero debellare l'ebola, la malaria e le malattie veneree dell'intera Africa.

S.: Ciao! Tanto che non ci si vede! Come stai? - Déjà vu...

Io: Bene, grazie. Tu?

S.: Uno schifo! Non ho mai tempo di fare nulla co' sti ritmi, per non parlare dello stress in ufficio, le riuniuni infinite, i capi sclerati...

Dopo qualche secondo di silenzio.

S.: E allora... come ti vanno le cose? Ti trovi bene? La lingua tedesca? Amici del posto? - Inizio a sudare freddo.

Io: Bè, non posso lamentarmi, dai... - e abbozzo un sorriso nervoso.

S. cambia espressione. Ci risiamo. L'entità estranea paranormale le si insinua dalle narici (meno male, avrei pensato ad altri orifizi più compromettenti).

S.: Ceertoooo! Bella lei che mica deve fare la murata viva in un ufficio del $@xxo, al 27esimo piano di un'azienda del $@xxo, con gente del $@xxo pronta a fregarti il posto e a copiarti le idee non appena abbassi la guardia per un nano-secondo. Lei mica torna a casa alle 22:00, stracca e sfranta, con solo una zuppa precotta de &§rda de cavallo pe' cena che l'aspetta! Noooooo! Lei la sera se magna er sushi vegano cor tedescuccio suo che la ama da 20 anni, mica no! 

La guardo. Anche gli altri lettori della biblioteca la guardano.

S. si riprende. L'entità la lascia. La cosa inizia a farsi interessante.

S.: Però è bello rivedersi così dopo tanto tempo, così, per caso! Ti saluto. Scappo che ho un brain storming in conference call.

Non oso immaginare come sarebbe stato se avessimo organizzato l'incontro. Temo che non mi avrebbero riconosciuta manco dal DNA.


Esslingen am Neckar, sabato 18 gennaio. Ore 9:02. Mercato al Marktplatz.

Ho il berretto di lana con pon-pon allungato fin sotto il mento stamattina, così evito il contatto oculare con chicchessia. Mentre palpo gli avocado ripasso mentalmente i numeri da 10.000 a 20.000 in giappo. Il mondo circostante non esiste.

Mano sulla spalla. Il cuore si ferma. Mi giro lentamente.

Lei. Nome: D. Età: 31. Professione: parrucchiera. In varie relazioni complicate e contemporanee. Segni particolari: tutta in tiro, truccata e piastrata pure quando dorme.

D.: Ciao! Tanto che non ci si vede! Come stai? - Ma allora ce l'avete con me?!

Io: Na' MMERDA. Tu?