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lunedì 21 settembre 2015

Riflessioni sul diventare genitore in due giorni - in Germania si può

© EVILLY CUTE

Miei cari crautini, un fracco di novità da queste parti: l'emergenza rifugiati, l'estate più secca dal 1950 (che fra qualche giorno termina, maremma sveva!), l'Europa delle libertà (famo un po' tutti come caxxo ci pare) e la mia gestazione svoltasi in ben due giorni. Praticità e efficienza teutoniche.

Ero già grata a mamma Angie per tutte le buone cose che in questi anni ho ricevuto (facendomi il posteriore per ottenerle, sia ben inteso), ma quest'ultima le batte tutte: da più di un mese il Cicci-krukko e io siamo i fieri genitori di una krukketta di 8 mesi. Razza germanica pura: due occhi blu che ne mieteranno di vittime fra qualche anno, e sorriso contagioso a gengive libere che prima ti strega e poi ti frega.

In questo lunghissimo mese tra pappette sputazzate, pannolini fetidi e rigurgiti simil Kräuterquark ho pensato (e badate bene che non succede spesso). Per questo lascio qui traccia delle mie decisioni, anche se non ve ne può fregar di meno (il BLOG è mio e me lo gestisco io):

  1. non trasformerò questa piattaforma già abbastanza idiota in un BLOG #mammaallesterosotuttosoloio, mi dispiace. Per cui non leggerete del primo (fottutissimo) dentino della krukketta, del primo giorno strappalacrime di nido della krukketta, delle ricette per pappine da vomito della krukketta, e chi ne ha più ne metta. Per una semplice ragione: chissenefrega (ovviamente per voi, mentre io mi devo impegnare).
  2. Non vi dirò di quanto sia bella la maternità, che è la cosa più bella del mondo, che prima di essere madre non mi sentivo completa. Balle! La maternità (ne ero convinta prima da child-free e ne sono sicura adesso con mocciosetta a carico) è una grande rottura di pelotas. Dimenticatevi serate al ristorante, fine settimana in viaggio, feste notturne da amici, notti in cui riuscirete a dormire almeno 5 ore di seguito, pomeriggi passati a leggere indisturbati, ecc. La maternità è una scelta e non rende una donna migliore o peggiore di quella che figli non ne ha. Sia ben chiaro: io amo pazzamente la krukketta e la rivorrei tale e quale centomila volte, ma ho una visione obiettiva della nuova situazione (e non oso immaginare il periodo adolescenziale).
  3. Non vi bombarderò di foto/ filmati della krukketta. Non solo per una questione di privacy e per il punto 1, ma per una promessa fatta a me stessa alcuni anni fa da child-free. Avevo maturato, chissà grazie a quale virus micidiale o sotto l'effetto di psicofarmaci, l'idea di avere un figlio. Purtroppo ho dolorosamente scoperto che non mi è più possibile averne. Vi tralascio scene alla Mario Merola che su questo BLOG non ci azzeccano niente. Messaci una bella pietra sopra tornai alla vita di sempre, pallosa ma rassicurante. Ma, chissà come mai, proprio quando hai raggiunto un certo equilibrio col mondo circostante ti ritrovi circondata dalle madri entusiaste. Spuntano dal nulla e ti circondano, attirate dall'odore, credo, ad ogni modo le madri entusiaste ti riconoscono a fiuto. E di cosa ti parlano 24 ore su 24? Di cosa ti bombardano senza tregua anche se il tema principale di conversazione è la sciatica della prozia Penelope o della questione dei rifugiati di guerra? Di quanto siano fantastici i loro figli. Ora, da neo-mamma, vorrei rivolgermi proprio a te, madre entusiasta. Quando incontri una donna senza figli e non ti chiede nulla dei tuoi, non attaccargli il pippone. Per due ragioni: se non ha prole per sua scelta ti ascolterà con l'interesse di un Rocco Siffredi di fronte a un Lele Mora in guepiere, se non ne ha, ma vorrebbe averne, non meravigliarti del calcio sulle gengive che potrebbe arrivarti senza preavviso. 
Meditate gente, meditate!




lunedì 27 luglio 2015

Come e dove mi sparo un bel certificato di lingua tedesca



Ogni tanto un post serio ci vuole. Mica penserete che passi il tempo solamente a infastidire i krukki, (che dà comunque soddisfazioni). Ogni tanto studio anche io la lingua dell'anticristo (l'espressione "la lingua del demonio" non posso più usarla a causa del copyright di abbattetela.it, che mi cava gli occhi col cucchiaino nel caso lo rifacessi. Ciao Agatuzza, ti voglio bene!).

Tra la moltitudine di email che ricevo ogni giorno da parte dei miei più affezionati lettori (due SPAM,  una di Poste Italiane per informarmi che m'hanno chiuso il conto e aperto un finanziamento per le vacanze a Ostia, e quella di mia mamma che ha sbagliato l'email del destinatario), la domanda più frequente è: "che certificato devo avere per studiare/ lavorare/ trasferirmi o spassarmela per poi finire a vomitare come un coguaro con la cirrosi all'Oktoberfest?".

Preparatevi perché la lista è lunga, ma vi prometto che mi forzerò a rimanere seria. Ricordatevi che iniziamo dal più semplice a quello da smadonnamenti gregoriani direttamente in sagrestia. Inoltre, ognuno di questi prevede due prove: una scritta e una orale, ma è il livello di difficoltà che fa la differenza. Vi consiglio di dare un'occhiata anche alle fonti (selezionare il link), dal momento che subiscono periodicamente aggiornamenti.

Ultima nota: molti di questi certificati sono equivalenti. Ad esempio, si può entrare all'università con diverse certificazioni. Quindi non dovete far altro che individuare quelli che portano allo stesso obiettivo, informarvi nello specifico, e scegliere quello che fa più al caso vostro.

Goethe-Zertifikat A1: Start Deutsch 1/ telc Deutsch A1
Chi lo può sostenere? Dai 16 anni in poi. A cosa serve? Viene richiesto per i ricongiungimenti familiari. Come funziona? L'esame inizia con una parte scritta (ascolto, lettura e composizione scritta) della durata di un'ora; la parte orale, della durata tra i 10 e i 15 minuti, avviene solitamente in gruppo, insieme agli altri esaminandi. Dove trovare il corso di preparazione? Goethe-Institut, scuole di lingua riconosciute, università, Volkshochschulen. Quanto costa? 70 - 110 €.

Goethe-Zertifikat A2 : Start Deutsch 2/ telc Deutsch A2
Chi lo può sostenere? Per chi abbia già una conoscenza di base della lingua tedesca. Come funziona? la parte scritta dura 70 - 75 minuti; la parte orale, che può avvenire in coppia o singolarmente, dura tra i 10 e i 15 minuti. Dove trovare il corso di preparazione? Goethe-Institut, scuole di lingua riconosciute, università, VolkshochschulenQuanto costa? 75 - 115 €.

Deutsch-Test für Zuwanderer A2 - B1 (DTZ)
Chi lo può sostenere? Certificato specifico per immigrati non EU, che abbiano chiesto la cittadinanza e/o la residenza permanente in Germania. Come funziona? 100 minuti di esame scritto e 15 di orale; il livello minimo per ottenere il certificato è A2, mentre per ottenere la cittadinanza è necessario raggiungere il livello B1. Dove trovare il corso di preparazione? Scuole di lingua riconosciute, organizzazioni internazionali e umanitarie, VolkshochschulenQuanto costa? 75 - 110 €.

Deutsches Sprachdiplom A2 - C1
Chi lo può sostenere? Per studenti stranieri di scuole superiori all'estero che vogliano studiare in un'università tedesca o vogliano provare la loro conoscenza della lingua. il DSD presenta vari livelli: A2, B1, B2/ C1. Con l'ottenimento del livello B1 è possibile frequentare un corso di preparazione all'università tedesca. Con il livello B2/ C1 è possibile iscriversi direttamente ad un'università in Germania. Come funziona? L'esame prevede una parte di comprensione auditiva, una di comprensione di un testo scritto, una prova scritta e, infine, una prova orale. Dove trovare il corso di preparazione? Scuole tedesche e scuole riconosciute all'estero. Quanto costa? Gratis.

Goethe-Zertifikat B1
Chi lo può sostenere? Per chi ha già una conoscenza base della lingua tedesca e più di 16 anni. Esiste anche una variante per i ragazzi dai 12 ai 15 anni (senza scene hard... scusatemi, ma non potevo più trattenermi dal non fare battute). Con questo certificato è possibile chiedere la cittadinanza tedesca senza affrontare l'esame statale di lingua. Come funziona? Prova di lettura, comprensione auditiva, e composizione scritta per un totale di 165 minuti; la parte orale è di 15 minuti. Le varie parti dell'esame possono essere affrontate in tempi differenti, ad esempio: la comprensione auditiva me la sparo adesso e quella scritta fra due mesi, tiè! Dove trovare il corso di preparazione? Goethe-Institut, scuole di lingua riconosciute, università, VolkshochschulenQuanto costa? 120 - 150 €.

Feststellungsprüfung des Studienkollegs
Chi lo può sostenere? Per gli studenti stranieri che non abbiano l'Abitur (la maturità tedesca) e vogliano studiare in un'università tedesca. Si può ottenere il certificato dopo aver frequentato un Kollegausbildung in Germania (è un corso intensivo che permette di prepararsi allo studio in un'università tedesca) e della durata di due semestri. Inoltre questo corso dà una preparazione lessicale specifica della facoltà che si intende frequentare. Non è necessario frequentare il corso per affrontare l'esame. Per entrare in un'università tedesca è richiesto un livello B1, ma, spesso, anche B2, dipende dalla facoltà. Come funziona? La prova scritta si affronta in alcune facoltà, mentre per tutte è obbligatorio l'orale. Vi consiglio di ricercare il Kolleg della facoltà che avete scelto direttamente sul sito dell'università. Dove trovare il corso di preparazione? Studienkolleg delle singole università e FachhochschulenQuanto costa? Gratis (tranne che a Dresda e Glauchau).

Goethe-Zertifikat B2 - telc Deutsch B2
Chi lo può sostenere? Dai 16 anni in poi. A cosa serve? Con questo certificato si può studiare in un'università tedesca senza il Feststellungsprüfung des Studienkollegs (vedi sopra). Come funziona? La prova scritta dura dai 140 ai 190 minuti, quella orale, in coppia o singolo, dai 10 ai 15 minuti. Dove trovare il corso di preparazione? Goethe-Institut, scuole di lingua riconosciute, università, Volkshochschulen. Quanto costa? 150 - 200 €.

Zertifikat Deutsch für den Beruf - telc Deutsch B2 + Beruf
Chi lo può sostenere? Tutti maggiori di 18 anni che abbiano un livello linguistico B2. Esiste anche un esame tel Deutsch B1 + Beruf, con relativo corso. Come funziona? Come per gli altri, l'esame consiste di una parte scritta e di una orale, ma la differenza è che vengono esaminate anche le capacità di comprensione/ espressione nel linguaggio professionale sul posto di lavoro. Sono incluse anche la produzione scritta e la comprensione di un testo semplice di economia. L'esame dura tra i 155 e i 180 minuti. Dove trovare il corso di preparazione? Goethe-Institut, Scuole di lingua riconosciute, Volkshochschulen. Quanto costa? 110 - 150 €.

Test Deutsch als Fremdsprache B2 - C1 (TestDaF)
Chi lo può sostenere? Tutti quelli che vogliano studiare in un'università tedesca (viene riconosciuto da tutte le università) e/o desiderino un certificato che attesti un'alta proprietà di linguaggio (st'ultima espressione mi riempie d'orgoglio: sono gonfia come un tacchino, sappiatelo!). Come funziona? Si compone di 4 parti: comprensione alla lettura, comprensione auditiva, proprietà comunicative sia scritto che orale. I TestDaF si dividono in 3 livelli: 3, 4 e 5. Il 3 corrisponde al B2. Attenzione: ogni università richiede un livello TestDaF diverso! Solitamente il livello 4 è sufficiente, ma alcune non si accontentano e esigono il 5. Per cui, meglio informarsi prima preso le singole. Dove trovare il corso di preparazione? Lettorati DAAD, scuole di lingua riconosciute, diverse istituzioni nazionali tedesche, Volkshochschulen. Quanto costa? 175 € nei paesi industrializzati, meno negli altri.

Goethe-Zertifikat C1 - telc Deutsch C1
Chi lo può sostenere? Per super fighi nella lingua testone, quasi quanto i nativi. Se vi sparate questo non avete bisogno di sostenere l'esame di lingua per studiare all'università. Manco lo Studienkollegs ve tocca. Come funziona? La solita procedura: lettura, comprensione auditiva, composizione scritta e orale. La parte scritta dura dai 190 ai 220 minuti, quella orale solo 20, e passa la paura. Dove trovare il corso di preparazione? Goethe-Institut, scuole di lingua riconosciute, Volkshochschulen, università. Quanto costa? 170 - 250 € al Goethe-Institut, 95 - 150 € telc.

Deutsche Sprachprüfung für den Hochschulzugang (DSH)
Chi lo può sostenere? Di nuovo, quelli che vogliano studiare in un'università tedesca. In pratica potete scegliere tra questo, il Großen Deutschen Sprachdiplom (vedi sotto), il Deutschen Sprachdiplom Stufe B2/C1 (vedi sopra) e il TestDaF (arivedi sopra). Fate quello che vi piace di più, tanto portano tutti all'università. Come funziona? Una mazzata: si svolge in 4 ore e presenta tre livelli di conoscenza della lingua. Solitamente basta il secondo livello per essere ammessi all'università. Ricordatevi che l'esame si svolge solo nelle singole università e solitamente è riservato agli studenti stranieri regolarmente immatricolati. Inoltre il certificato che rilascia l'università NON è valido per un'altra.  Dove trovare il corso di preparazione? Università, Studienkollegs. Quanto costa? 40 - 150 €.

Goethe-Zertifikat C2: Großes Deutsches Sprachdiplom (GDS) - telc Deutsch C2
Chi lo può sostenere? Tutti i maggiorenni che sono Dio con il tedesco. Permette l'ingresso all'università su tappeto rosso e bacio accademico con lingua da parte del rettore al termine della passerella. Come funziona? Il Goethe Zertificat C2: GDS ha quattro moduli: lettura, comprensione auditiva, composizione scritta (in tutto 195 minuti), orale (15 minuti). Il telc Deutsch C2 dura 4 ore e 10 minuti per lo scritto e 15 per l'orale.  Dove trovare il corso di preparazione? Università, Goethe-Institut, scuole di lingua riconosciute, Volkshochschulen. Quanto costa? 220 - 295 € al Goethe, 95 - 150 € telc.

Prüfung Wirtschaftsdeutsch International (PWD) 
Chi lo può sostenere? E qui chi lo passa s'illumina d'immenso e non si reincarna più. Per tutti quelli che vogliano lavorare/ fare ricerca a livelli stratosferici. Il livello richiesto in Germania è il C1. Come funziona? Vengono testate le vostre capacità linguistiche in campo scientifico e lavorativo. Prova scritta e orale per un totale di 200 minuti.  Dove trovare il corso di preparazione? Camere di commercio, Università, Goethe-Institut, scuole di lingua riconosciute, Volkshochschulen. Quanto costa? 130 - 260 €, ma in ogni paese il prezzo cambia. Dovete informarvi.

lunedì 22 giugno 2015

Col Krukko in Giappone



Ed eccoci di ritorno dal nostro viaggio in Giappone. È passato più di un mese, che tempismo! Ma cosa pretendete da una romana trapiantata in Krukkonia, che fino a qualche anno fa si preparava al dovere cantando: “Voja de’ lavora cadime addosso”?
Ringraziate che posto almeno una volta al mese… So’ progressi di portata biblica.

Perché scrivo del Giappone su un BLOG che parla della Germania? Innanzi tutto perché a me piace globalizzare tutto: un tema del genere mi manda in brodo di giuggiole. Secondo, perché io la Germania me la sono portata appresso. Mi riferisco al Cicci Krukko. Ho provato a lasciarlo a casa, ma sembra che cadano facilmente in depressione. Così a casa c’è rimasto solo Miaurizio con la cat-sitter (alla faccia della miseria), il quale ha pensato di darsela a zampe levate dopo solo una settimana, ma questa è un’altra storia che andrà raccontata un’altra volta.

Questo viaggio si preparava da anni perché siamo nippofili. Ci piace quasi tutto del Giappone: la cucina, la lingua, la gente, il natto, i manga, i templi, la pulizia, la cortesia, e tutto quello che vi viene in mente. Ma ciò che personalmente apprezzo di più è il ritorno in Germania: posso lamentarmi dei tre minuti di ritardo del treno in terra teutone e delle cicche gettate in strada. So’ soddisfazioni! 

Penso che conosciate tutti la gentilezza nipponica, soprattutto verso i turisti occidentali. Ma ciò che forse non vi hanno raccontato è che se vi portate un rappresentante krukko classico (capello giallo paglierino, occhio azzurro e Birkenstock col calzino bianco) acquisterete punti. Posso dirlo forte: Cicci Krukko ha spopolato.

Non me ne accorsi subito, ma verso la fine delle due settimane nella terra del sol levante ne ebbi definitivamente la conferma grazie ai complimenti e congratulazioni che il Cicci Krukko riceveva costantemente “aggratise”:

  • Avete vinto i Mondiali! SUGOI!
  • Shinji Kagawa! SUGOI!
  • BMW! SUGOI!
  • Bosch! SUGOI!
  • Wurst! SUGOI!
  • Heidi! SUGOI! (la Svizzera è su suolo tedesco, fatevene una ragione)
  • Bier! SUGOI!
  • Christoph! SUGOI! (Cicci Krukko ha lo stesso nome del protagonista maschile di “Frozen”; me ne sono accertata una volta tornata a casa)

Il fatto sconvolgente è che il Cicci krukko si faceva un sacco di amici senza aver mai sputato sangue sulla grammatica giapponese per anni, senza essersi letto l’intera Treccani del bon ton nipponico e senza mai aver coltivato per decenni amicizie e contatti con giappi attraverso SKYPE, come la sottoscritta: italiana, piccola, nera e pure pelosa.

Ma c’è di più. Il nostro eroe, tanto bello, roseo e biondo, smadonnava per le strade di Tokyo cercando un angolo scuro per fumare, lontano dagli sguardi accusatori dei passanti. In Giappone è infatti vietato fumare per strada camminando. Esistono pochi spazi per i fumatori, di solito sono circondati da pareti in plexiglas: acquari in cui strani pesci bipedi si trovano schiacciati l’uno all'altro, circondati da un’enorme nuvola tossica. 

La mia dolce metà era solita enunciare il nome di qualche oscuro santo bavarese ogni volta che indossava lo yukata. Si lamentava della poca praticità del tradizionale capo d’abbigliamento, più consono, a dir suo, a dei pazienti d'ospedale. Così la battuta tormentone degli ultimi giorni di vacanza alle terme, e alla quale rideva solo lui, era: “Vado che ho la prova delle urine”, e si alzava sghignazzando, riassettandosi lo yukata sgualcito. In quei momenti speravo con tutte le mie forze che nessuno degli altri ospiti avesse studiato germanistica.

Un altro tema delicato per il  Cicci Krukko era inchinarsi. Il mio baldo principe non è di primo pelo e ha qualche problemino d’incriccamento, voglio spezzare una lancia a suo favore. Ma ho scoperto dell’altro: ha anche qualche difficoltà di coordinazione motoria. Se condite il tutto con una testardaggine alemanna di base, otterrete una combinazione esplosiva. Nonostante ore di prove passate in camera d’albergo, il mio povero teutone nel momento della verità, accostava le mani alla Indira Ghandi, si ribaltava a 90 gradi e rimaneva in quella posizione a tempo indefinito, fino a che non facevo leva col ginocchio destro da dietro, riportandolo in posizione eretta.

Vi lascio con un consiglio. Se amate la Germania come l’amo io, fatevelo un viaggetto in Giappone. Iniziano tutti e due per “G”, una volta erano alleati in guerra (e ne capirete il perché, anche se subito dopo vi attanaglierà il dubbio sul motivo del terzo alleato, quello che ha rovinato la festa, per intenderci), e tornerete a casa convinti che la precisione non è mai abbastanza.



domenica 29 marzo 2015

Offener Brief an das deutsche Volk

Foto: Ansa

Um zur italienischen Übersetzung zu gelangen, bitte hier klicken
Per la versione originale in italiano cliccare qui

Mein liebes deutsches Volk,

Seit nun schon fast 3 Jahren lebe ich unter Euch. Ihr habt mich gut aufgenommen und immer sehr freundlich und herzlich behandelt. Dafür danke ich Euch.

Während dieser Zeit haben wir gelernt, mit unseren Verschiedenheiten umzugehen. Ich habe aufgehört, Bidets zu vermissen oder die Augen zu verdrehen, wenn im Sommer wieder weiße Socken in Birkenstock- Sandalen auftauchen. Ich habe auch keinen Brechreiz mehr, wenn in einer Pizzeria eine Pizza Hawai an den Nebentisch gebracht wird. (Pizza Hawai = neapolitanische Pizza mit Ananasstücken darauf).

Ihr drückt ein Auge zu angesichts der Wäsche, die sich auf kilometerlangen Leinen durch unsere Wohnviertel zieht (das Neapolitanischen Sanità- Stadtviertel ist peanuts im Vergleich). Ihr stört Euch auch nicht an meinem reichhaltigen Frühstück, wenn ich noch im Pyjama Milch und Kekse esse, oder wenn bereits bei einer sehr moderaten Unterhaltung meine Stimme die Frequenz eines höheren Tons von Al Bano erreicht.

Heute möchte ich Euch sagen, dass es mir Leid tut. Von Herzen, es tut mir Leid für alles, was passiert ist. Erstens für den Flugzeugsabsturz und für den Verlust so vieler Menschen, die weiter leben wollten. Aber auch für das, was manche italienische "Journalisten" (ich würde sie besser "Aasgeier" nennen) kürzlich geschrieben haben.

Oft beschuldigt man Euch, wenig Empathie zu haben, unterkühlt und kaum fähig zu sein, Eure Gefühle zu äußern. Vielleicht weil der Schmerz, den Ihr in solchen Situationen fühlt, so herzzerreißend ist, dass Ihr nach den wahren Gründen dafür sucht, ohne Euch in Pöbeleien oder gegenseitigen Schuldzuweisungen zu ergehen, wie es oft in meinem Land passiert. 

Ich weiß, dass Ihr bei der Arbeit sehr gewissenhaft seid und ebenso die Sichereitsregeln befolgt, aber niemand ist perfekt. Wenn doch einmal eine Missachtung passiert, bin ich sicher, dass sich die Schuldigen vor Gericht verantworten müssen, wie in jedem gesunden demokratischen Land. Ich sehe Euch schon neue Gesetzesvorlagen beraten, um solche Unglücksfälle in Zukunft zu vermeiden.


Ich bin nur eine Lehrerin für Italienisch. Ich schreibe für diesen BLOG und nicht für eine Zeitung, die landesweit erscheint. Wenn meine Leser die Hundert erreichen, mache ich einen Sekt auf und gehe -natürlich noch im Schlafanzug- frohlockend im Haus herum. Ich bin mit wenigem zufrieden. Aber falls es ein bisschen nützt, möchte ich Euch sagen, dass ich sehr stolz auf Euch bin und dass ich bereit bin, Eure Trauer zu teilen. Ich bin sicher, dass auch viele andere Italiener genauso fühlen.

Danke

Serena Foschi

venerdì 27 marzo 2015

Lettera aperta al popolo tedesco

Foto: ANSA

La traduzione in tedesco si trova qui
Um zur deutschen Übersetzung zu gelangen, bitte hier klicken


Mio caro popolo tedesco,

Sono già quasi tre anni che vivo in mezzo a voi. Mi avete accolta e trattata sempre con molta gentilezza e cordialità. Per questo vi ringrazio.

Abbiamo imparato a sopportare le nostre diversità. Io ho smesso di lamentare la mancanza del bidet, di strabuzzare gli occhi al passaggio estivo di sandali con i calzini bianchi e di avere conati di vomito alla comparsa della pizza Hawaii (pizza napoletana con aggiunta di fette d'ananas) sul tavolo accanto in pizzeria.

Voi chiudete un occhio ai fili chilometrici di bucato steso sul balcone (il quartiere Sanità a noi ci fa un baffo) in zona residenziale, alla mia ricchissima colazione "latte e biscotti" in pigiama e al fatto che ad ogni civilissima argomentazione la mia voce raggiunga i decibel di un acuto di Al Bano.

Oggi voglio dirvi che mi dispiace. Con il cuore in mano, mi dispiace per tutto quello che è successo: la caduta dell'aereo in primis, e la conseguente perdita di tante persone che volevano vivere, ma anche per quello che alcuni "giornalisti" italiani (o meglio "sciacalli", con tutto il rispetto per gli animali) hanno scritto di recente.

Vi si accusa spesso di mancanza di empatia, di essere freddi e poco portati ad esternare i sentimenti. Forse perché il dolore che sentite in questi momenti è così lacerante che cercate attivamente delle risposte all'accaduto, senza perdervi in insulti o scarica-barile da osteria, tipici di certi ambienti di mia conoscenza.

So che siete precisissimi nel vostro lavoro e nel seguire tutte le regole di sicurezza, ma nessuno è perfetto. Se c'è stata negligenza da parte di qualcuno sono certa che ne risponderà alla giustizia, come accade in qualsiasi paese democratico sano. Già vi vedo discutere ed organizzare norme per evitare in futuro altri disastri del genere.

Sono solo un'insegnante di italiano. Scrivo su questo BLOG, non su una testata a tiratura nazionale. Se i miei lettori raggiungono il centinaio stappo uno spumante, sempre in pigiama, e giro gongolante per casa. Sono una tipa semplice. Ma, per quello che può servire, voglio dirvi che sono fiera di voi e sono qui, pronta a condividere questa disgrazia nazionale. Sono sicura che anche molti altri miei connazionali condividano lo stesso sentimento.

Grazie.

Serena Foschi


domenica 8 febbraio 2015

5 espressioni tedesche che non dimenticherete tanto facilmente


State studiando la lingua del demonio e non sapete più a che santo votarvi? No panic! La vostra Serena è qui per aiutarvi. Pensandovi intensamente ha prodotto una lista completa (o quasi) delle espressioni tedesche più comuni. Chiudete definitivamente quei libri di grammatica e seguitemi.

1. Arschgeige (r. Arsch = culo, e. Geige = violino); trad. lett. violino al culo

La maestria tipicamente tedesca nella creazione e utilizzo delle parole composte è nota a tutto il mondo. I nostri ospiti teutoni ne hanno inventate di cotte e di crude, sia da sobri che sotto l'effetto di psicofarmaci. Arschgeige appartiene al secondo gruppo.
Se in ufficio il vostro capo krukko vi esporrà in sala mensa al pubblico ludibrio chiamandovi Arschgeige, non giratevi per controllare se un violino vi è stato effettivamente infilato a vostra insaputa in un orizio corporeo facilmente immaginabile, ma armatevi di un Duden. Scoprirete che Arschgeige significa nullafacente. Dite la verità, vi sentite meglio ora.

2. Arschbombe (r. Arsch = culo, e. Bombe = bomba); trad. lett. bomba al culo

Continuiamo la nostra carrellata di parole composte col culo. L'urlo selvaggio ARSCHBOMBE! mi colse la prima volta del tutto impreparata, una calda estate di qualche anno fa, a bordo piscina, intenta a godermi il sole (sì, c'è anche in Germania) e a sorseggiare languidamente un cocktail al cetriolo biologico. Fu uno shock! Saltai in piedi aspettandomi di trovarmi di fronte un estremista dell'ISIS, imbottito di tritolo proprio lì (quale miglior nascondiglio quando si è in costume?), pronto a farsi saltare in aria per raggiungere le 72 vergini promesse con i seni a pera.
Con mia grande sorpresa si trattava di un dodicenne grasso e brufoloso che dal trampolino effettuò un mostruoso tuffo a bomba. Ovviamente di culo. Ecco svelato il mistero.

3. Arschloch (r, Arsch = culo, s. Loch = buco); trad. lett. buco nel culo

Questa è apparentemente facile, ma ha bisogno di ulteriori chiarimenti. Siete sempre in sala mensa col vostro capo (vedi punto 1.), il quale si è appena rivolto a voi chiamandovi Arschloch. Non vi sta ricordando che anche voi siete in possesso di un poco elegante ma basilare dettaglio anatomico. Vi ha appena chiamato stronzo. Potete incazzarvi.

4. Ich habe die Nase voll davon; trad. lett. Ne ho il naso pieno

E dal culo passiamo al naso. Questa simpatica e colorita espressione viene utilizzata per descrivere situazioni, persone, luoghi, cose, città, personaggi famosi, ecc. di cui non se ne può proprio più. Una delle mie preferite, poichè altamente versatile ed efficace. Per cui non porgete un delicato fazzolettino, ma ricordatevi che a noi italiani, a parità di situazione, si riempie un'altra parte del nostro corpo. Sono questi i rari momenti in cui sono fiera di aver studiato lingue.

5. Null - acht - fünfzehn; trad. lett. zero - otto - quindici

Lo sapevate? Anche con i numeri si possono dire tante cose in tedesco. Soprattutto se la loro combinazione si riferisce ad un modello di mitragliatrice pesante utilizzata dall'esercito tedesco nella prima guerra mondiale. Sicuramente l'avrete vista in qualche documentario o film d'epoca, ma quello che forse non sapete è che nel 1914 la dotazione della fanteria dell'esercito in armi automatiche era di circa 12.000 esemplari, superiore a quella esistente nella stessa epoca negli altri eserciti. In altre parole, ce l'aveva pure Padre Pio. I tedeschi c'erano tanto affezionati che ne utilizzarono il numero del modello per indicare non una posizione erotica, ma una persona mediocre. Evidentemente il pistolone non funzionava proprio bene.

giovedì 22 gennaio 2015

La Guerra tra Expat

Foto: independent.co.uk

Esslingen am Neckar, martedì 13 gennaio. Ore 16:38. Caffè Maille

Entro nel Caffè di corsa. Fuori piove come Dio la manda. Rimango sulla soglia per dare un'ultima sgrullatina all'ombrello verso l'esterno. Mentre tolgo la giacca all'ingresso del locale caldo e affollato la cerco con gli occhi. Trovata! E' a due tavoli da me.

Lei. Nome: C. Età: 36. Professione: casalinga e madre. Coniugata. Un figlio di 3 anni. Segni particolari: occhiaie perenni e sbadiglio continuo.

La saluto e mi siedo sorridendo. C. risponde arcuando le labbra a mezzaluna, ma lasciando gli occhi a fessura, sopra le occhiaie. Se non indossasse jeans e felpa l'avrei scambiata per Ronald Mc'Donalds. Non faccio in tempo a sedermi che C. produce un suono gutturale non meglio identificato, verso uno strano cumulo di lana, a tratti moventesi, piazzato sul seggiolone alla sua destra. Suo figlio.

C.: Ciao! Tanto che non ci si vede! Come stai?

Io: Bene, grazie. Tu?

C.: Uno schifo! Non ho mai tempo di fare nulla co' questo. - e fa cenno con la testa, ma senza guardarlo, al cumulo di lana dal quale spunta una cannuccia che ha appena iniziato a schizzare fanta nell'etere.

Dopo qualche secondo di silenzio.

C.: E allora... come ti vanno le cose? Ti trovi bene? La lingua tedesca? Amici del posto?

Io: Bè, non posso lamentarmi, dai... - e abbozzo un sorriso.

C. cambia espressione. No, meglio... un'entità estranea paranormale si impossessa del suo corpo. L'invasione è veloce e nota a me sola. Le membra le si torcono e il viso è colto da spasmi. Manco la Sigourney ne aveva di così durante il parto del piccolo Alien.

C.: E ce credo che stai na' favola, tu! Non c'hai figli! Te godi la vita assieme a quel pezzo di figo del tuo tedesco che te presenta tutti i suoi amici ancora più fighi de lui co' cui ce poi parla' il tedesco così l'impari! Che $@xxo c'hai da fa' tu se non vita sociale?! Mica te ritrovi un produttore de muco alto un $@xxo e mezzo che non fa artro che piagne pure de notte, e un marito de' &§rda che nun me da' na mano manco se lo prego in aramaico, li *****cci sua!

Una cortina di gelo che manco a Stalingrad nel '42 si sarebbero mai aspettati, scende tra di noi. In sottofondo il grugnito attutito dal vellame caprino, proveniente dal botolo.

C. si riprende. L'entità la lascia, presumibilmente già stufa di un contenitore tanto noioso.

C.: Comunque sono contenta che ti trovi bene qui in Germania.


Esslingen am Neckar, giovedì 15 gennaio. Ore 19:16. Biblioteca comunale.

Cerco nel database L'italiano per idioti. Me l'ha chiesto uno studente qualche giorno prima. Apprezzo sempre quando ne sono coscienti. Qualcuno mi tocca gentilmente una spalla.

Lei. Nome: S. Età: 25. Professione: donna in carriera presso BOSCH. Single per scelta (degli altri). Segni particolari: i ricavi della vendita della sola borsetta pitonata e degli stivali di Prada potrebbero debellare l'ebola, la malaria e le malattie veneree dell'intera Africa.

S.: Ciao! Tanto che non ci si vede! Come stai? - Déjà vu...

Io: Bene, grazie. Tu?

S.: Uno schifo! Non ho mai tempo di fare nulla co' sti ritmi, per non parlare dello stress in ufficio, le riuniuni infinite, i capi sclerati...

Dopo qualche secondo di silenzio.

S.: E allora... come ti vanno le cose? Ti trovi bene? La lingua tedesca? Amici del posto? - Inizio a sudare freddo.

Io: Bè, non posso lamentarmi, dai... - e abbozzo un sorriso nervoso.

S. cambia espressione. Ci risiamo. L'entità estranea paranormale le si insinua dalle narici (meno male, avrei pensato ad altri orifizi più compromettenti).

S.: Ceertoooo! Bella lei che mica deve fare la murata viva in un ufficio del $@xxo, al 27esimo piano di un'azienda del $@xxo, con gente del $@xxo pronta a fregarti il posto e a copiarti le idee non appena abbassi la guardia per un nano-secondo. Lei mica torna a casa alle 22:00, stracca e sfranta, con solo una zuppa precotta de &§rda de cavallo pe' cena che l'aspetta! Noooooo! Lei la sera se magna er sushi vegano cor tedescuccio suo che la ama da 20 anni, mica no! 

La guardo. Anche gli altri lettori della biblioteca la guardano.

S. si riprende. L'entità la lascia. La cosa inizia a farsi interessante.

S.: Però è bello rivedersi così dopo tanto tempo, così, per caso! Ti saluto. Scappo che ho un brain storming in conference call.

Non oso immaginare come sarebbe stato se avessimo organizzato l'incontro. Temo che non mi avrebbero riconosciuta manco dal DNA.


Esslingen am Neckar, sabato 18 gennaio. Ore 9:02. Mercato al Marktplatz.

Ho il berretto di lana con pon-pon allungato fin sotto il mento stamattina, così evito il contatto oculare con chicchessia. Mentre palpo gli avocado ripasso mentalmente i numeri da 10.000 a 20.000 in giappo. Il mondo circostante non esiste.

Mano sulla spalla. Il cuore si ferma. Mi giro lentamente.

Lei. Nome: D. Età: 31. Professione: parrucchiera. In varie relazioni complicate e contemporanee. Segni particolari: tutta in tiro, truccata e piastrata pure quando dorme.

D.: Ciao! Tanto che non ci si vede! Come stai? - Ma allora ce l'avete con me?!

Io: Na' MMERDA. Tu?