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lunedì 22 giugno 2015

Col Krukko in Giappone



Ed eccoci di ritorno dal nostro viaggio in Giappone. È passato più di un mese, che tempismo! Ma cosa pretendete da una romana trapiantata in Krukkonia, che fino a qualche anno fa si preparava al dovere cantando: “Voja de’ lavora cadime addosso”?
Ringraziate che posto almeno una volta al mese… So’ progressi di portata biblica.

Perché scrivo del Giappone su un BLOG che parla della Germania? Innanzi tutto perché a me piace globalizzare tutto: un tema del genere mi manda in brodo di giuggiole. Secondo, perché io la Germania me la sono portata appresso. Mi riferisco al Cicci Krukko. Ho provato a lasciarlo a casa, ma sembra che cadano facilmente in depressione. Così a casa c’è rimasto solo Miaurizio con la cat-sitter (alla faccia della miseria), il quale ha pensato di darsela a zampe levate dopo solo una settimana, ma questa è un’altra storia che andrà raccontata un’altra volta.

Questo viaggio si preparava da anni perché siamo nippofili. Ci piace quasi tutto del Giappone: la cucina, la lingua, la gente, il natto, i manga, i templi, la pulizia, la cortesia, e tutto quello che vi viene in mente. Ma ciò che personalmente apprezzo di più è il ritorno in Germania: posso lamentarmi dei tre minuti di ritardo del treno in terra teutone e delle cicche gettate in strada. So’ soddisfazioni! 

Penso che conosciate tutti la gentilezza nipponica, soprattutto verso i turisti occidentali. Ma ciò che forse non vi hanno raccontato è che se vi portate un rappresentante krukko classico (capello giallo paglierino, occhio azzurro e Birkenstock col calzino bianco) acquisterete punti. Posso dirlo forte: Cicci Krukko ha spopolato.

Non me ne accorsi subito, ma verso la fine delle due settimane nella terra del sol levante ne ebbi definitivamente la conferma grazie ai complimenti e congratulazioni che il Cicci Krukko riceveva costantemente “aggratise”:

  • Avete vinto i Mondiali! SUGOI!
  • Shinji Kagawa! SUGOI!
  • BMW! SUGOI!
  • Bosch! SUGOI!
  • Wurst! SUGOI!
  • Heidi! SUGOI! (la Svizzera è su suolo tedesco, fatevene una ragione)
  • Bier! SUGOI!
  • Christoph! SUGOI! (Cicci Krukko ha lo stesso nome del protagonista maschile di “Frozen”; me ne sono accertata una volta tornata a casa)

Il fatto sconvolgente è che il Cicci krukko si faceva un sacco di amici senza aver mai sputato sangue sulla grammatica giapponese per anni, senza essersi letto l’intera Treccani del bon ton nipponico e senza mai aver coltivato per decenni amicizie e contatti con giappi attraverso SKYPE, come la sottoscritta: italiana, piccola, nera e pure pelosa.

Ma c’è di più. Il nostro eroe, tanto bello, roseo e biondo, smadonnava per le strade di Tokyo cercando un angolo scuro per fumare, lontano dagli sguardi accusatori dei passanti. In Giappone è infatti vietato fumare per strada camminando. Esistono pochi spazi per i fumatori, di solito sono circondati da pareti in plexiglas: acquari in cui strani pesci bipedi si trovano schiacciati l’uno all'altro, circondati da un’enorme nuvola tossica. 

La mia dolce metà era solita enunciare il nome di qualche oscuro santo bavarese ogni volta che indossava lo yukata. Si lamentava della poca praticità del tradizionale capo d’abbigliamento, più consono, a dir suo, a dei pazienti d'ospedale. Così la battuta tormentone degli ultimi giorni di vacanza alle terme, e alla quale rideva solo lui, era: “Vado che ho la prova delle urine”, e si alzava sghignazzando, riassettandosi lo yukata sgualcito. In quei momenti speravo con tutte le mie forze che nessuno degli altri ospiti avesse studiato germanistica.

Un altro tema delicato per il  Cicci Krukko era inchinarsi. Il mio baldo principe non è di primo pelo e ha qualche problemino d’incriccamento, voglio spezzare una lancia a suo favore. Ma ho scoperto dell’altro: ha anche qualche difficoltà di coordinazione motoria. Se condite il tutto con una testardaggine alemanna di base, otterrete una combinazione esplosiva. Nonostante ore di prove passate in camera d’albergo, il mio povero teutone nel momento della verità, accostava le mani alla Indira Ghandi, si ribaltava a 90 gradi e rimaneva in quella posizione a tempo indefinito, fino a che non facevo leva col ginocchio destro da dietro, riportandolo in posizione eretta.

Vi lascio con un consiglio. Se amate la Germania come l’amo io, fatevelo un viaggetto in Giappone. Iniziano tutti e due per “G”, una volta erano alleati in guerra (e ne capirete il perché, anche se subito dopo vi attanaglierà il dubbio sul motivo del terzo alleato, quello che ha rovinato la festa, per intenderci), e tornerete a casa convinti che la precisione non è mai abbastanza.