Pagine

sabato 11 ottobre 2014

Le sentinelle accovacciate





Ecco. Sono questi i momenti in cui voglio tornare in Italia, in cui mi sento fiera del mio paese di naviganti, poeti, pensatori (o quasi), precari, alluvionati e sentinelle.

E proprio a quest'ultime mi riferisco, perchè voi non le avete capite. È commovente assistere a gruppi di cittadini, non appartenenti a nessun movimento politico (so' spontanei, fanno tutto da sè) che, nonostante i problemi del paese (alluvioni, crisi economica, disoccupazione giovanile, corruzione, crimine organizzato, razzismo e il calciomercato) trovino l'energia e il tempo per dimostrare contro le nozze gay. So' momenti in cui rimpiango di aver lasciato il mio paese.

Così quando il sabato mattina, mentre sono intenta a tagliare l'erba del prato, l'occhio mi cade sulla finestra delle mie vicine di casa lesbiche e le trovo a sbaciucchiarsi alla francese, così, come se niente fosse e senza aver tirato le tende, mi prende male. Mai un Salvini, al limite un Borghezio, quando servirebbe conforto. Una spalla su cui piangere.

Per fortuna che in Germania il matrimonio gay ancora non è stato approvato, altrimenti qua col ciufolo che ci avrei mai messo piede! Mi sono informata e ho scoperto che i crucchi hanno aggirato l'ostacolo (ne sanno una più del diavolo) creando un'altra espressione per "matrimonio gay": Lebenspartnerschaft (relazione per la vita). In pratica una coppia dello stesso sesso ha gli stessi diritti e doveri di una coppia etero. Per rendere il tutto legale si va in comune e si mette una bella firma. Si fa anche una festa dopo... che roba! Ma vi rendete conto?! Se va avanti così come finiranno i matrimoni "normali"? E se poi il ciccikrukko guardando due gay che convivono legalmente scopre che gli piace più il batacchio e non mi sposa più? So' problemi, signori miei!

L'adozione, poi, non ne parliamo. In Germania una coppia omosessuale non può adottare un bambino, ma può farlo uno dei due. Dopo qualche anno di convivenza anche l'altro partner può adottare il pupo. Non oso immaginare come possa crescere una tenera creatura con due papi o due mami. Chissenefrega dell'amore, dell'equilibrio psicologico e dell'armonia familiare, l'importante è che i genitori siano di sessi diversi, come natura comanda. Altrimenti ci diventa come il 24enne napoletano sostenitore delle diete weight-watchers, il massacra bambine di Brembate o il cocainomane che decide di lavare la faccia della ex con l'acido. Poco importa se questi scarti della società siano cresciuti in famiglie etero.

No, basta! Alle due vicine di casa non chiederò più di guardarmi Miaurizio quando siamo in vacanza, dovesse diventarmi frocio pure lui. Organizzerò anche io un gruppone di sentinelle a Esslingen e promuoverò una bella dimostrazione di gente accovacciata che legge Peppa Pig mentre fa la cacca. Perchè io il regalo di matrimonio alle checche non glielo voglio fare!

venerdì 3 ottobre 2014

Della Giornata dell'Unità Tedesca (Tag der deutschen Einheit)

Foto: lingster-german.tumblr.com

3 ottobre 2014. Un festivo qui nella nebbiosa Germania: der Tag der Deutschen Einheit (la giornata dell'unità tedesca). Esattamente 24 anni fa la Repubblica Democratica Tedesca (DDR) veniva riunita alla Repubblica Federale Tedesca (BRD) dopo 41 anni di divisione. Una di quelle giornate in cui inizio a bere già alle 7 del mattino, ma non per festeggiare, bensì per dimenticare il fatto che io c'ero e avevo 21 anni. 

La sola consapevolezza dell'esistenza di aitanti 24enni freschi freschi di laurea (non in Italia) mi provoca una leggera orticaria. La stessa che forse veniva a mia nonna quando, dopo l'ora di storia alla scuola elementare, le chiedevo candidamente: "Nonnina bella, ma com'era senza la TV a colori?". Solo oggi capisco che il leggero fremito del suo sopracciglio destro non era commozione.

Dalla caduta del muro (9 novembre 1989) alla firma del Einigungsvetrag, documento dell'unità (3 ottobre 1990) passarono 11 mesi di eventi che cambiarono la storia, e di cui non mi resi pienamente conto. Troppo occupata con i problemi della classica ventenne nerd: gli esami all'università, fidanzatino storico e simpatizzante dell'Opus Dei,  e l'acne che era diventato il mio migliore amico anche se non corrisposto. So' problemi, belli miei!
Così mi persi il muro preso a picconate, il passaggio di milioni di ombrelli sotto la Brandenburger Tor, e le Trabi strombazzanti verso ovest. Per non parlare di Kohl che rimbalzava come una pallina in un flipper, da una parte all'altra dell'emisfero terrestre, in cerca di sostenitori al progetto "Du Deutschland is not megl' ke uan". Sembra si sia venduto pure un rene e la mamma per raggiungere lo scopo.
Ad ogni modo mi rifeci anni dopo, grazie a una maggiore maturità e consapevolezza del mio posto nel mondo (finalmente l'acne e il fidanzatino erano spariti!). Anche grazie al film Goodbye Lenin iniziai a recuperare sul pezzo di storia di cui ero stata testimone inconsapevole. 
A chi se lo fosse perso consiglio vivamente di vederlo e di smettere di leggermi (non ne siete degni). Ripropongo il discorso finale fatto dal fantomatico primo ministro post Honecker, l'ex cosmonauta Sigmund Jähn e esco a festeggiare. 




giovedì 25 settembre 2014

Di quanto io t'ami e della mousse bianca al papavero



Ricordi quando ci incontrammo per la prima volta? Eri così timida, impacciata e vestita malissimo. Sorridevi a mezza bocca e non capivo quelle parole farfugliate a metà. Un saluto, credo. Ma si può parlare in dialetto svevo? Scusami ma sembra di sentire un cane che abbai in tedesco. Poi pensa a una povera straniera come me, fresca fresca di corso di tedesco. Tedesco, non Schwäbisch! La lingua di Goethe, Schiller, Lessing e vattelappesca. E pensare che tu di questo vernacolo ne vai pure fiera. Ormai l'ho accettato, ma di impararlo, mai! Scordatelo!

E comunque abbiamo altri problemi più importanti da affrontare. La tua insicurezza ad esempio. Lo so che le tue mani ancora hanno l'odore della terra, delle vigne cariche d'uva, dei meli grondanti pomi zuccherini. A volte sotto le unghie c'è il grasso della catena di montaggio e i tuoi capelli sanno d'olio di motore, ma vergognartene, no! Perchè mai, poi? Lavori sodo. Hai accumulato ricchezze, ma onestamente, e parte delle quali investi in cultura. Non sei uno dei motori portanti dell'economia tedesca? Non hai ottenuto per ben due anni di seguito il titolo di città della cultura, del teatro e del balletto, del musical e dell'arte? Non ti curare delle tue sorelle più famose: Berlino la radical chic, Amburgo l'intellettuale e Colonia l'artista. Tu non sei da meno.

E' che non ti vanti di nulla, sempre giù, a muso duro a lavorare. E' ora di cambiare. Truccati un po' esci, mostra la "mercanzia". Chi può vantare una delle biblioteche comunali più belle al mondo, e la stazione ferroviaria sotterranea futuristica? Sì, lo so che poi stiamo spendendo più di quanto previsto, ma aspettiamo il risultato nel 2016. E poi mi hai conquistata con le tue auto. Sì, lo ammetto, sono una superficiale, ma come resistere a una Porsche o una Mercedes d'epoca? E poi custodite in quel museo!

Ce ne sarebbero cose da dire, ma perchè poi? Per avere quel riconoscimento che le persone superficiali non apprezzano? Lascia stare. Fregatene se alla gente fuori non si accende quella luce negli occhi al sentir pronunciare il tuo nome. Vanno a Berlino? E tu lasciali andare.
Stoccarda mia, tu sei bella. Hai un cuore grande perchè mi hai accolta, nutrita e apprezzata. Hai creduto in me e io oggi ti celebro. Ti rimarrò sempre fedele e racconterò di te al mondo, ovunque la strada mi porterà, perchè veramente pochi sanno apprezzarti e a noi va benissimo così.




Mousse bianca al papavero


Ricettina vegana, ma ricordo che gli ingredienti possono essere sostituiti con prodotti vegetariani.

Ingredienti per 6 persone: 


  • 600 ml di panna da montare al cocco
  • 200 gr di cioccolato bianco da copertura
  • 80 gr di margarina vegetale
  • 2 cucchiai di semi di papavero pestati nel mortaio
  • 4 - 5 cucchiai di liquore all'arancia (facoltativo)

Procedimento:


Sciogliere a bagnomaria il cioccolato con un po' di acqua, mescolare ogni tanto con un cucchiaio di legno. L'acqua all'esterno NON deve bollire. Togliere dal fuoco se necessario. Aggiungere la margarina e mescolare con una frusta. Lasciare raffreddare un poco, ma non completamente altrimenti vi ritroverete un bel cioccolatone duro e tondo, incrostato nel pentolino.

Montare la panna e aggiungerla delicatamente al cioccolato aiutandovi con la frusta. Aggiungere a cucchiaini e continuando a mescolare, anche i semi di papavero e il liquore, se vi piace. Il composto deve rimanere soffice e spumoso.

Dividere la crema in stampini e metterli in frigo. Dovranno rimanerci almeno 5 - 6 ore. Non pappateveli prima, altrimenti che piacere è?





lunedì 15 settembre 2014

Del come imparare il tedesco senza spostare il sederino da casa e delle quesadillas alle mele e noci


Sì, avete letto bene il titolo: il tedesco, come ogni altra lingua (fatta eccezione per l'alto bergamasco), può essere imparato da soli, senza mai essere andati in terra teutone, senza aver mai avuto un fidanzato/fidanzata crucchensis e spendendo relativamente poco (mi riferisco all'acquisto del materiale di studio).
No, non è necessario il divino Otelma, ma una grandissima dose di motivazione e un'altrettanta mole di buona volontà, dopodichè siete già a metà dell'opera. Vi avverto, non sarà affatto facile, sputerete sangue su quei libri, ma il risultato vi lascerà di stucco. Ve lo assicura una che così sta studiando il cinese mandarino e il giapponese spinto. Ma procediamo per gradi.

Il percorso fondamentale


Avete mai sentito parlare del Pimsleur? Non è un lassativo, ma un metodo per l'acquisizione di una lingua straniera che stimola quei meandri del cervello una volta utilizzati per l'apprendimento della lingua materna. Figo no? Sono ancora lì, almeno lo spero per voi (anche se di qualcuno non sono tanto sicura) e non vedono l'ora di essere riutilizzati dopo l'ultimo invio neuronale-sinaptico: pupù - cambiare pannolino.
Si tratta di tre volumi, ciascuno contenente 30 lezioni, per un totale di 90. Ogni lezione consiste di un file audio della durata di 30 minuti. Nessuno scritto, nessuna grammatica, nessun esercizio. Ciò che si richiede allo studente è di ascoltare una lezione al giorno e di ripetere dopo la voce madrelingua registrata. 
"Niente di più facile!" esulterete voi. E invece no! E' qui che casca l'asino! Innanzi tutto non otterrete nessun risultato se non completerete una lezione ogni giorno. Saltatene una e dovrete ricominciare da capo, ve lo posso assicurare. Quindi, armatevi di santa pazienza e considerate i prossimi tre mesi di clausura: il Pimsleur sarà il vostro unico dio.
Un altro fattore determinante per raggiungere l'obiettivo è ripetere ad alta voce, per cui smettete di snocciolare il rosario e attaccate un bell'acuto alla Callas, non importa se siete in metro, autobus o al funerale del povero zio Peppino.

Il nostro bel percorso base solo con il Pimsleur non è completo. Come avrete certamente intuito il nostro caro P (ormai siamo amici di lunga data) fa miracoli dal punto di vista della competenza orale e auditiva della lingua, ma vi lascia totalmente analfabeti. Per questo abbiamo bisogno anche del corso classico generale: libro di testo e CD/DVD, per evitare di entrare in sauna nel giorno unisex (e non il nostro), fregandocene del cartello giallo a caratteri cubitali posto all'entrata.
A questo punto potete sbizzarrirvi e scegliere il corso che più vi piace e che ritenete più adatto a voi. Personalmente utilizzo la serie Teach Yourself Complete.
Iniziate a studiare il corso generale lentamente, a piccoli passi (spararsi 30 pagine in poche ore non solo è inutile ma vi farà sembrare eroinomani in crisi d'astinenza), ma costantemente. Come diceva la buon'anima della mia maestra delle elementari (non è passata a miglior vita, fa solo la suora in pensione): "Almeno 45 minuti di studio ogni giorno. Se avete più tempo da dedicargli, ancora meglio". Fidatevi e ne vedrete delle belle. Altro che San Pietro sui roller blade!

Prossimamente concluderò il tema parlandovi del percorso accessorio. Nel frattempo, tra un dativo e un gerundio, sollazzate il palato con le quesadillas alle mele e noci.

In bocca a lupo e ditemi com'è andata.


Quesadillas alle mele e noci


© PhamFatale.com

Ingredienti per 4 commensali:

  • 200 g di Gouda o di formaggio di capra
  • una mela
  • 100 g di rucola
  • 4 cucchiai di noci
  • 4 tortillas
  • 4 cucchiaini di senape
  • sale e pepe
  • olio EVO
  • yogurt grasso per servire (yogurt bianco, gusto leggermente acido, bello compatto) 
 

Procedimento:


Grattugiate il formaggio usando una grattugia a fori grandi. Sbucciate la  mela e tagliate tanti spicchi sottili. Lavate la rucola, centrifugatela e spezzetatela.

Spiaccicate le tortillas sul piano di lavoro e spalmatene solo una metà con la senape. Sempre su quella metà ponete delicatamente il formaggio, la mela e la rucola. Salate e pepate a piacere. Coprite con la restante metà libera e schiacciate leggermente.

Ponete delicatamente le quesadillas in una padella con olio ben caldo e cuocetele da entrambe i lati fino a che non si doreranno.

Tagliatele a quadrettoni con un coltello affilato e servitele calde con lo yogurt.



mercoledì 10 settembre 2014

Della giornata nazionale dell'immigrazione

© Deutsche Presse Agentur
Odio scrivere di getto, ma se non lo facessi ora mi rimarrebbe un peso sull'anima per il resto della giornata. Sono posseduta dal demone della scrittura profonda. Quindi, lasciatemi sfogare!

Come ogni mattina mi siedo alla scrivania del mio studio, cisposa, in pigiama e con la pressione sotto i tacchi, come si dice dalle mie parti. Tra una tazza di caffè e l'altra chatto con le amichette, controllo la posta e leggo qualche articolo di giornale. Stamattina ho scoperto che oggi, in Germania, "potrebbe" essere la giornata nazionale dell'immigrazione, ma non lo è.

Esattamente il 10 settembre 1964 un tale Armando Rodrigues de Sa, scese con la sua bella valigia di cartone alla stazione di Colonia "Köln-Deutz", dopo un interminabile viaggio in treno dal Portogallo.
Era uno dei tanti sfigati che fuggivano da un paese sotto la dittatura militare salazarista, con la speranza di un futuro migliore per sè e la sua famiglia.

Sicuramente Armandito fu il solo Gastarbeiter ("lavoratore ospite") a essere accolto da una folla acclamante sulla banchina. Era il milionesimo migrante in Germania del dopoguerra. Non male come inizio, no?

Quando sono scesa io dal camioncino partito da Roma, con tutti i miei mobili, libri e gatto, stanca e stressata da tutte quelle ore di autostrada, non c'era il comitato di benvenuto, ma la mia emigrazione, come quella di tutta la mia generazione, è una passeggiata su pony (come si dice da queste parti), comparata a quella dei nostri nonni. Non la cambierei mai per la loro. Mai!

Si calcola che ad oggi in questo paese vivano 16,3 milioni di persone con Migrationshintergrund, cioè con background migratorio (si può tradurre così?). La maggioranza di questi è perfettamente integrata: parla il tedesco a livello madrelingua, lavora, possiede una casa, vive in pace e tranquillità, e molti hanno messo su famiglia con gli autoctoni. Figliando, ne hanno migliorato l'aspetto fisico e intellettivo. E' anche grazie ai loro sacrifici e al loro lavoro che questo paese può vantare una buona stabilità economica e sociale.

Sono qui da quasi tre anni. Se aggiungiamo i sei del "primo episodio" ne otteniamo nove. Dopo tutto questo tempo di osservazione sono sempre più convinta che l'integrazione è l'unica risposta al problema europeo dell'immigrazione.

Non guardiamo questa gente come dei nemici, ma diamogli la possibilità di realizzare le loro idee, le loro speranze. Ci guadagneremo tutti. Loro impareranno da noi e noi impareremo da loro nuovi modi di pensare, di vivere e di affrontare i problemi.

E' difficile, sono d'accordo. Per questo capisco gli attacchi di panico della popolazione quando nel 2010, l'allora presidente tedesco Christian Wulff dichiarò: "Der Islam gehört inzwischen auch zu Deutschland", "Intanto l'Islam appartiene anche alla Germania". Statece! Un'affermazione del genere, per me, significa che tra di noi, europei occidentali, ultimamente sono giunte altre religioni, tra cui l'Islam.

Non è la prima volta nella storia del mondo in cui diversi gruppi etnici e religiosi vengono a contatto, e non sarà neppure l'ultima. Il mondo cambia, i paesi cambiano, la nostra vita cambia. Le migrazioni esisteranno sempre, nel bene e nel male, nulla è immutabile. Ma ciò che deve rimanere è la consapevolezza che capire e accettare è l'unica soluzione. Da entrambe le parti. Farsi prendere dal panico e dalla violenza non risolve nulla, anzi, forzerà il processo e lo renderà doloroso per tutti, creando estremismi, come negli ultimi anni.

Domani sarà l'11 settembre. Un evento terribile, che nessuno di noi dimenticherà mai. Come non dimenticheremo anche il 1° settembre, il primo giorno di scuola a Beslan. A me piacerebbe che si ricordasse anche il 10 settembre: l'arrivo del milionesimo emigrante in Germania, così, forse, in futuro, avremo meno anniversari orribili da ricordare.

L'articolo su Spiegel Online che mi ha ispirata.

giovedì 4 settembre 2014

Del cosa mangiano i tedeschi e dell'hummus alle rape rosse

© wurstgott.de



Era il lontanto 1996. Avevamo appena finito il consueto pranzo della domenica in famiglia. Ricordo che era stato appena servito l'ammazza-caffè. Mi alzai e comunicai al parentame riunito la mia decisione di trasferirmi definitivamente in Germania, la terra dei crucchi. "Oddio!", gridò mia madre, "Ma cosa mangerai?! Non conoscono manco la parmigiana! E tu hai pure il "problema" di essere vegetariana!". Ansimando si attaccò alla tenda della sala da pranzo, in stile eroina dei film muti anni '30, mentre mio padre correva tarantolato in cerca dei sali.

Come incoraggiamento non fu proprio dei migliori.

So cosa state pensando: la cucina tedesca si fonda su due ingredienti base, Wurst e crauti, e i tedeschi ci sono così affezionati che su quei due hanno creato una gamma di variazioni infinite. Nei ristoranti tradizionali tedeschi trovi Wurst di ogni tipo, dimensione e colore. Tutti buonissimi, ve lo conferma una vegetariana.

Anche io la pensavo così all'inizio, ma, come in tante altre cose, ho dovuto ricredermi. A partire dagli anni '80 in terra teutone si è andata sviluppando una nuova cucina "tedesca". Ancora oggi in fase sperimentale, ma che ha già dato dei grandi risultati e promette altre meraviglie. Si tratta di un ibrido fra cucina mediterranea e asiatica, con una nota latino-americana. Insomma, cucina fusion, "de tutto un po'".

E' frutto di studi approfonditi durante i numerosi viaggi "zaino in spalla", tipici dei nostri cari amici teutoni, a partire proprio dagli anni '70. Ve la ricordate da bambini, la famigliola bionda e ustionata, in spiaggia, accanto al vostro ombrellone? Quando durante il pranzo della domenica al mare , la nonna apparecchiava per 15 sull'asciugamano grande, e tirava fuori la lasagna, la coda alla vaccinara, l'impepata di cozze e il tiramisù? La famigliola crucca non stava solo sbocconcellando il suo Wurst fissandovi, ma prendeva anche appunti. Vi spiava!

Le spie venute dal profondo nord erano disseminate su ogni metro quadrato di globo terrestre in cui si mangiasse bene. Mandate in missione top secret da qualche eminenza grigia, non meglio identificata, ma sicuramente stanca di tutte quelle salsicce e crauti a colazione, pranzo e cena. Come si dice dalle mie parti "se li tiravano 'n faccia".

Oggi, all'inizio del XXI sec, esistono ristoranti "tedeschi" in cui si mangia sano e bene. Verdura e frutta la fanno da leoni, ma anche carne e pesce non scherzano. Ovviamente tutto rigorosamente biologico.

Anche i vegetariani e i loro cugini più sfigati, i vegani, hanno smesso di brucare l'erba nel parco insieme alle pecore, e ora possono rifornirsi in diverse catene di supermercati bio. Sparsi ovunque, peggio dell'IKEA. All'interno il personale rasta e scalzo (se vai in giacca e cravatta e fresco di doccia manco ti fanno entrare) gira tra gli scaffali parlando alla frutta e sorridendo allo yogurt al germe di grano. Ogni tanto si ritirano in meditazione nel banco frigo.

E ora beccatevi la ricetta in tono.
 
Post pubblicato anche su Italiansinfuga.

Hummus alle rape rosse


© findingvegan.com

Ingredienti:

  • 1 rapa rosa cotta e spellata
  • 3 cucchiai d'olio vegetale
  • 1/4 cup di noci tritate finemente
  • 1 cucchiaino di scorza grattugiata di limone
  • 1/4 cup di acqua
  • 2 cucchiai di succo di limone
  • 1/2 cucchiaino di sale
  • 3/4 di cucchiaino di pepe
  • 425 di ceci bolliti e scolati

 

Procedimento:


Preriscaldate il forno a 200 °C.

Tagliate a pezzetti la rapa e fatela saltare in padella con un l'olio per qualche minuto. Salate.

Mettete la rapa nel solito robottino (che è anche il vostro miglior amico) con tutti gli altri ingredienti e frullate finchè non avrà la consistenza di una pappetta soda. Se dovesse essere troppo densa, aggiungere altra acqua.

Vi consiglio di aggiungere l'acqua a piccole dosi, in modo da regolarvi sulla consistenza.

Questo hummus è ottimo sul il pinzimonio, proprio come nella foto.
E il forno? Niente, è meglio cucinare col teporino, no?

Buon appetito!


lunedì 25 agosto 2014

Della Kehrwoche e delle polpettine di lenticchie al pesto di limone

© Mimi Kurzsock

È molto probabile che questo sarà il mio ultimo post. Sto per rivelare al mondo uno dei segreti meglio custoditi del popolo tedesco. Esattamente 5 minuti dopo aver sparato questo post in rete, i servizi segreti teutoni mi avranno già prelevata e fatta sparire chissà dove. Ricordatevi che vi ho voluto bene.

Qual è il motivo per cui la Germania è uno dei paesi più forti e ricchi del mondo? La produzione tecnologica di alta qualità? Il basso tasso di corruzione? I Wurst con senape a colazione? Niente di tutto ciò. E' che loro hanno qualcosa che noi non abbiamo: la Kehrwoche (pronuncia: Chervohe, date aria a quell'acca).

No, non è una parolaccia. È una delle terribili parole combinate tedesche, formata dal verbo kehren (spazzare) e dal sostantivo die Woche (la settimana). La settimana dello spazzare, potrebbe essere la traduzione più fedele in italiano, ma un'espressione più attinente non esiste nel nostro vocabolario e non a caso.

Quando si vive in Germania, uguale se in appartamento o in un'adorabile casetta con giardino, non ci si deve dimenticare che non siamo soli, ma che viviamo in una comunità. Significa che la strada che percorriamo tutti i giorni dal e per il nostro focolare, le scale, il garage, il giardino condominiale, in breve, tutti gli spazi comuni, sono comuni.

Per questo esistono dei giorni (di solito una volta al mese e nei fine settimana) in cui ci tocca pulire di straccio e ramazza questi luoghi comuni. E, aggiungo, anche per benino. Inoltre, quella settimana è un po' come il ciclo: fastidiosa, ma inevitabile. Non riguarda solo la pulizia, ma anche l'organizzazione della raccolta differenziata: vetro, carta, Gelbe Sack (tutti i rifiuti, contenitori, lattine, ecc. che hanno il logo a triangolo delle tre frecce che si rincorrono, meglio di così non la sapevo spiegare). Portare in strada i bidoni colorati la sera prima del passaggio dei camion della nettezza urbana è uno spasso che non immaginate, soprattutto quando nevica ed è in atto la bufera del secolo.

La frequenza della Kehrwoche dipende da quante famiglie abitino il condominio o la strada. Veniamo a conoscenza del nostro turno quando sulla nostra cassetta postale o alla porta appare un simpatico cartellino (come quello della foto in alto).
Tocca a noi! Che culo! Ma non l'avevo già fatta poco tempo fa? "Etwas stimmt nicht" (qualcosa non mi torna). Per evitare tali dubbi il primo giorno dopo il vostro trasloco, un aitante nuovo vicino, alto biondo e sorridente e in Lederhose (pantaloni in pelle bovina con bretelle), vi consegnerà una bella stampa di un EXCEL da urlo, con, in bella mostra, i turni "spazza - ramazza" per i successivi 20 anni. Caso mai andasse "perso" il cartellino.

Lo so cosa state pensando: "Quando mi tocca, sposto subito il cartellino sulla porta del vicino successivo", "Alle tre di notte lo faccio sparire nella pattumiera". Sembra facile! Non appena sarà posto sulla vostra porta/ buca della lettere, quel luogo sarà più sorvegliato di Guantanamo. Non so come facciano. Forse sensori di movimento, telecamere nascoste, raggi infrarossi, la Frau Schmitz insonne allo spioncino, Robocop... non l'ho ancora capito, ma state sicuri che vi sgameranno.

La Kehrwoche è citata chiaramente sul vostro contratto d'affitto/ acquisto, anche se avete saltato il paragrafo in idioma klingon, che ne parlava dettagliatamente, alla fine del papiro in carta pecora che avete firmato. Inutile proporre di assumere una ditta delle pulizie durante la prossima riunione condominiale. Ci ho provato anche io e l'unico effetto che ho ottenuto sono stati degli sguardi di riprovazione mista a compassione: "Porella, è italiana... non è abituata... mica è colpa sua. Stacce!".

Non si sfugge. La Kehrwoche è legge municipale documentata, almeno a Stoccarda, dal 1492. Tipica della zona sveva, una delle più ricche in Germania. Nei secoli ha insegnato ai teutoni il senso del comune, del farsi il mazzo per la società, cioè per noi stessi, a partire dal pulire e strofinare la rampa di scale condominiale. Perchè la società siamo noi, non solo l'altro, e se la società va male andiamo male anche a casa nostra. Una regola semplice.

Polpettine di lenticchie al pesto di limone


© An Avocado a Day

 

Ingredienti per 4 commensali:

  • 1 cup di lenticchie italiane di ottima qualità
  • 2 uova
  • un cucchiaio di olio EVO
  • 3/4 cup di tofu sbriciolato
  • 1/ cup di parmigiano grattugiato
  • 2 spicchi d'aglio a pezzettini
  • 1/2 cucchiaino di semi di finocchio
  • 2 cucchiai di prezzemolo fresco tritato
  • 1/2 cucchiaio di timo fresco tritato
  • un cucchiaino di sale
  • un cucchiaino di pepe nero macinato al momento
  • 2/3 cup di pan grattato

Ingredienti per il pesto di limone:

  • uno spicchio d'aglio
  • 1/4 cup di noci
  • la buccia gialla grattugiata e il succo di 2 limoni
  • un pizzico di sale
  • 1 cup di foglie di basilico fresco
  • 1/4 cup di olio EVO
  • 2 cucchiai di parmigiano grattugiato

Svolgimento:


Se le lenticchie sono secche, cuocetele secondo le istruzioni o seguendo la vostra esperienza culinaria. Io do sempre un colpo di telefono a mammina. Appena cotte mettetele da parte a raffreddare.

Appena le lenticchie saranno fredde abbastanza da essere lavorate con le zampine, passatele in uno schiaccia-patate e unite tutti gli altri ingredienti. Lavorate il tutto con le mani in un recipiente capiente. Lasciate a riposo per almeno 15 min. in modo che i sapori si amalghino.

Preriscaldate il forno a 200 °C e ungete bene di olio  una placca da forno. Potete coprirla con della carta da forno che avrete unto d'olio.

Occupiamoci del pesto. Prendete il vostro bel robottino da cucina e schiaffateci dentro l'olio, le noci e i limoni, frullate il tutto finche non compare una pappina. Adesso aggiungete il resto degli ingredienti. Se il pesto dovesse risultare troppo denso, aggiungete dell'acqua, nel caso contrario del pangrattato.

Tornate al vostro impasto di lenticchie. Formate delle palline che allineerete sulla placca. Spruzzatele ancora con l'olio e spolveratele con del pangrattato (se volete potete passarle una per una nel pangrattato prima di disporle sulla placca... de gustibus). Fatele cuocere per 20 - 25 minuti, fino a che non saranno dorate.

Mandatemi le foto delle vostre creazioni, please. Buon appetito!

lunedì 11 agosto 2014

Della convivenza con un tedesco e degli spaghetti di zucchine al pesto di avocado e limone

© Martin Smith
Donne! ... No, non è l'arrotino. E' molto meglio: sono di nuovo io che vi racconto la seconda parte della serie Quando l'omo ce l'ho krukko, la convivenza. La prima la trovate qui, per chi se la fosse persa.

Prima di rispondere alla domanda: "Come si vive con un krukko?", vorrei sapeste che chi scrive è una luminare a riguardo. Una che si è fatta ben 9 anni di vita coniugale con il teutone standard (biondo, occhio azzurro, boccale di birra in una mano e pallone da calcio nell'altra), ed è pure sopravvissuta. Quindi, fidatevi!

Le 6 caratteristiche principali della convivenza con un teutone maschio.

  1. Siete stufe di cucinare e fare le pulizie? Vi chiedete se la parità esista in qualche remoto angolo del pianeta o sia invenzione di qualche mente malata maschio con un grande senso dell'umorismo? E' perchè non vivete con un tedesco. Appena rientrano a casa, dopo un'estenuante giornata di lavoro, imbracciano l'aspirapolvere, addentano lo straccetto da spolvero, indossano le moppine massaggia parquet e avviano le pulizie di Pasqua. Provare per credere. 
  2. Per le meno dotate in campo culinario, il mio consiglio è: trovatevi un dolce crucco. Se il massimo che sapete ottenere ai fornelli, a parte riscaldare la tazza di latte al microonde, è un ovetto sodo per il cenone natalizio, il vostro lui smetterà di sbavare di fronte alla Prova del cuoco. Dopo una semplice spaghettata cacio e pepe preparatevi ad una richiesta di matrimonio, non solo da parte sua, ma anche dagli altri commensali della stessa nazionalità (uguale di che sesso).
  3. In casa si parlerà solo una lingua: l'italiano. E' stato provato, dopo lunghi studi socioteutonici, che la nostra lingua rappresenta il gene dominante nella coppia italo-tedesca. Il crucchese non ha chance, perde in partenza. Il nostro cinguettio leggiadro della terra dove fioriscono i limoni farà, linguisticamente parlando, terra bruciata e il nostro biondo amico si lascerà cullare. Non importa quante ore di studio alla Volkshochschule dovrà passare, sputando sangue sui libri. Uguale se dopo 5 anni ancora vi chiederà: "Aber - Buongiorno - was fuck bedeutet?" ("Ma - Buongiorno - cosa acciderbolina significa?").
  4. Ricordate bene una cosa, mie dolci donzelle, stare con un'italiana, qui, fa figo. Siamo il concentrato dei più mostruosi ma lusinghieri luoghi comuni sulle donne mediterranee. E, lo ammetto, mi ci crogiolo e ci godo da ben 9 anni. Avete gli occhi color cacca? Rotolini di ciccetta che fuoriescono dal bikini? Siete delle dee! Il vostro principe azzurro senza calzamaglia, non mancherà occasione durante gli incontri con altri soggetti della stessa specie, di buttarla là, a casaccio, anche quando si sta parlando di Kant, Hume e l'induzione, o della ribollita di wurst e crauti della scorsa sera: "La mia fidanzata è italiana". Ci saranno ben due minuti di silenzio mentre sguardi attoniti si rivolgeranno verso il fortunato che ha appena comunicato, nell'immaginario collettivo: "O' grulli, a hasa ho la Bellucci e me la trombo pure!".
  5. Il vostro lui è orfano. In senso figurato. Non ha una mammina che vi piomba in casa alle 5 di mattina (tanto ha le chiavi, nel caso succedesse qualcosa), spalanca porte e finestre (gennaio in Germania: non pervenuto) perchè la casa va areata e la vostra puzza, vi mostra come preparare l'impepata di cozze, che come la fa lei non la fa nessuno, al vostro ciccetto obeso sempre sciupatino, e vi elenca le doti sopraffine del pargolo a cui nessuna può arrivare (voi avete avuto culo e dovreste rigraziare, finchè campate, Santa Pupa del Divino Amore per la grazia concessavi).
  6. Scordatevi il romanticismo. Il crucchetto non può essere perfetto, mi dispiace. Ma, se può consolarvi, sono cresciuti senza la mamma (vedi sopra), senza la chiesa cattolica, e a 5 anni sono stati spediti fuori casa per lavorare in miniera (ecco il motivo dei punti 1 e 2), e non hanno nessun problema sessuale. Da qui in poi mandate pure i pargoli a nanna, grazie. Forse non vi porteranno fiori e non vi scriveranno poesie d'amore, ma nell'intimità, mie care, gli perdonerete pure il fatto che si chiamino Klaus Dieter Fick-Guthmann.

© Eastwart.com

Spaghetti di zucchine al pesto di avocado e limone


Ingredienti per 2 commensali:

  • 4 zucchine spuntate e tagliate a striscioline (una mandolina rigata fa proprio al caso vostro)
  • 1 avocado sbucciato
  • 2 cucchiai di pinoli più una quantità extra per decorare
  • uno spicchio d'aglio
  • succo di mezzo limone
  • sale
  • pepe

Procedimento:


 A parte le zucchine e i pinoli per la decorazione, sbattete tutto in un bel robottino a lame affilate e riducete tutto in purea, proprio come fareste per il pupo o per il nonnetto sdentato.
Dividete gli spaghetti di zucchine nei piatti, conditeli con la salsina e decorate con i pinoli.

sabato 2 agosto 2014

Delle vacanze krukke e della crostata di prugne

Costa Brava, Spagna, © zeit.de
Scegliere la destinazione per le tanto agognate vacanze: un problema che inizia a porsi a marzo. Dove fare vacanze intelligenti dopo quasi un anno di lavoro cretino? Una domanda che non ci poniamo solo noi, indecisi abitanti dello stivale, ma anche quelli di quasi tutto il resto del pianeta.

Fanno eccezione i tedeschi. Loro conoscono la meta delle ferie nel preciso istante in cui vengono al mondo e quella sarà per il resto della vita, ce l'hanno registrato nel DNA.

Chiudete gli occhi. Immaginate di essere in grado di leggere nella mente dei nostri cari teutoni e di trovarvi immobili al centro di un'affollatissima piazza in una grande città tedesca di vostra scelta. Fiumi di lavoratori sciamano dalle uscite della metro e si riversano nelle strade, di fretta, in direzione di un ufficio. Riaprite gli occhi e guardateli. Sulla fronte di ciascuno, se osservate bene tra cassette di birra, Wurst volanti, il goal di Götze ripetuto alla moviola all'infinito, appare distintamente la dicitura SUD o NORD marchiata a fuoco, come per le mucche.

In Germania non esistono le dicotomie: Lazio/ Roma, fascista/ comunista, cane/ gatto, Guelfi/ Ghibellini, pizza/ spaghetti, Settentrione/ Meridione, RAI/ Mediaset. Ce n'è solamente una: vacanze al NORD/ vacanze al SUD. Est e Ovest non vengono proprio contemplati.

 
Irlanda, © zeit.de


Verso l'inizio di luglio (è questo il mese vacanziero per eccellenza, dal momento che a fine giugno terminano le scuole, che riapriranno puntualmente dalla metà di agosto) si assiste a due esodi contemporanei verso i piani alti e i piani bassi del vecchio continente.

Generalmente il tedesco meridianofilo proviene dal Sud della Germania, ha una cultura media, è socievole, rumoroso (per quanto possa esserlo un germanico), gioca a calcio e non ha una grande disponibilità economica. Molto spesso parte con un gruppo di amici o con la famiglia e preferisce spostarsi in auto. Il tedesco settentrionofilo viene da zone del Nord della Germania non particolarmente famose per il carattere mediterraneo (Amburgo, Schleswig-Holstein, Mecklemburg) ha una cultura elevata, ottima disponibilità finanziaria, viaggia in coppia con la/ il partner nordista, parla poco o niente, legge tanto e fa yoga tutte le mattine sulla barca a vela.

Si conta che lo scorso anno circa 3,5 milioni di tedeschi abbiano trascorso le vacanze nel nord Europa: i posti preferiti sono stati la Danimarca, la penisola scandinava e la Gran Bretagna. Al contempo, sono migrati verso sud ben 21, 2 milioni, affollando le località turistiche di Spagna, Turchia e Italia (le statistiche sono state rilevate da FUR, Forschungsgemeinschaft Urlaub und Reisen).

Dove sono andata io in vacanza? Al Mar del Nord, ma solo per sentire le proteste prima e durante il viaggio verso il Polo, provenienti dalla mia dolce metà, bionda, occhi di cielo e amante delle calde e profumate spiagge delle Cinque Terre. E va' bé, il prossimo anno si imposterà il navigatore verso l'equatore.

Buone vacanze, nostre care lettrici e lettori!

© edible-insight.com

Crostata di prugne


Ingredienti per la base: 

  • 1/2 cup di farina di anacardi (per polvelizzarli usate un robottino da cucina)
  • 1/4 cup di farina di cocco
  • 1/4 cup di farina di tapioca
  • 3/4 cup di olio di cocco freddo (olio di mandorle per cucinare va altrettanto bene)
  • 1/4 cup di zucchero di cocco (se non lo trovate, lo zucchero classico va benissimo)
  • 2 cucchiai di lucuma in polvere (un dolcificante naturale, ma è facoltativo)
  • 3 cucchiai di sciroppo d'acero
  • un pizzico di sale

Preriscaldate il forno a 170 °C.  Mettete tutti gli ingredienti in una terrina capiente e mischiateli con le mani, che fa tanto bambino felice sulla spiaggia, dato che siamo in tema. Appena ottenuta una pasta ben soda e malleabile (tipo creta o pongo, ma meno elastica) pressatela bene in una forma per crostate, avendo cura di ricoprire ben bene le pareti. Per creare una palla di pasta perfetta aggiungete più olio o più farina, a seconda dei casi.
Ponetela in frigo per 5 minuti con tutta la forma e poi direttamente in forno per 10 minuti, fino a che sarà ben dorata in superficie.

Ingredienti per il ripieno:

  • 1 cup di farina di mandorle (come sopra, mettete tutto in un bel robottino da cucina a lame affilatissime)
  • 1/4 cup di farina di riso
  • 1/4 cup di burro di cocco
  • 1/2 cup di mousse di mele non zuccherata
  • 1/2 cup di sciroppo d'acero
  • 1 cucchiaino di estratto di mandorle
  • 1/2 cucchiaino di vaniglia in polvere
  • 1 pizzico di sale
  • 1 cucchiaino di scorza di limone grattugiata
  • prugne fresche, tagliate in quattro spicchi e denocciolate

In una terrina capiente versate e mischiate tutti gli ingredienti in polvere, poi aggiungete gli ingredienti liquidi e amalgamate bene il tutto. Versate il composto sulla base della crostata e decorate con gli spicchi di prugna che dovranno affondare nella crema per metà.
Fate cuocere in forno (sempre a 170° C) per 25 - 30 minuti, finché le prugne non si saranno ammorbidite, ma non sfatte.

Gli ingredienti in alcuni paesi sono piuttosto difficili da trovare. Vi consiglio di sostituirli con altri più comuni, ma della stessa consistenza. Per eventuali commenti, domande e altro, sono a vostra disposizione. Buon appetito!


venerdì 18 luglio 2014

Della finale dei mondiali di calcio 2014 e dello smoothie verde agli anacardi


Dopo quasi una settimana da quel fatidico 13 luglio 2014, mi accingo a scrivere della finale dei mondiali di calcio, Germania - Argentina. Ve la ricorderete, no? E chi se la dimentica?!

Premetto che il calcio non mi ha mai interessato. Mai andata allo stadio, nè organizzato seratine televisive con amici in occasione di qualche partita importante.

Questa volta ho seguito Cicci Krukko con i suoi amici al Biergarten dello Schloss a Stoccarda, per seguire il match più atteso dalla popolazione, con altri 10.000 krukketti invasati e su 3 maxi schermo giganti, piazzati in posizione strategica sul prato.

Dopo il fischio d'inizio confesso che ci sono voluti circa 15 minuti per capire che non dovevo i tifare gli omini in azzurro, quelli erano i "nemici" (scusate, la forza dell'abitudine), ma quelli alti biondi e in bianco, un gruppetto di angeli scesi dal cielo che sputacchiavano e scaccolavano il campo. Il punto più alto di popolarità tra i miei amici lo raggiunsi poco dopo, quando, presa da uno di quei momenti di "spariamoci le pose che ottengo punti", illustrai la partita Olanda - Brasile terminata 3 - 0, ma non ricordavo se ci fossero stati i calci di rigore. Peccato non aver fatto una foto alle facce tra l'imbarazzato (per me) e il divertito dei miei accompagnatori.

Ma torniamo alla partita. Il dramma emanato dagli spettatori si tagliava con il coltello. Letteralmente, soffrivano. Quel benedetto pallone non entrava mai e a nulla serviva il canto propiziatorio "Schiess ein Tor!" ("Facci un gol", mi dicono dalla regia), intonato fino allo sfinimento delle ugole teutoni. Nel frattempo i krukketti si munivano di enormi taniche (e non esagero) di birra che trangugiavano a mo' di acqua fresca nel giro di pochi nano-secondi. Poi ripartivano per un altro pieno. Si mettevano in fila ordinatamente di fronte allo stand-abbeveratoio, ma sempre tenendo un occhio allo schermo. Avessero potuto perdersi qualcosa, giammai!

Lo ammetto, al goal fatidico dei supplementari dormivo. Ebbene sì, me lo sono perso, ma ho le attenuanti dell'età, della differenza di nazionalità e della mancanza di interesse. Penso che basti.
Inutile dire che il boato ha posto fine al mio dolce sonno e che, ancora mezzo rimbambita, cercavo disperatamente il cell per le riprese. Come avevo promesso, mi sarei improvvisata reporter sfigata per la sera della finale. Ciotti mi faceva un baffo.

Dopo pochi minuti il fischio finale e lì la terra tremò e gli angeli cantarono. Tutto testimoniato dal video che ho girato, ma che, purtroppo, si può vedere solo al di fuori della Krukkonia, per una questione di diritti. E pensare che non ho caricato nessuna musica. Ho avuto la sfiga di fare una ripresa in cui si sentiva una radio suonare un pezzo francese (la vendetta dei galli!).
Il dopo è facilmente immaginabile: processione di krukki ululanti e festanti per le vie del centro e ritorno a casa in Autocorso (parola che omaggia il nostro tifo calcistico): auto strombazzanti e bandiere al vento dai finestrini.

Cosa posso aggiungere? Ero e sono felice per i tedeschi. Questa vittoria se la sono meritata. La nazionale e i vari club hanno iniziato a lavorare dal 2000 per questo risultato e si è visto. Giocatori giovani presi dai "nidi" che i club suddetti sono obbligati a sovvenzionare, molti membri della squadra provenienti da paesi diversi ma totalmente integrati grazie allo sport, serietà negli allenamenti e comunanza di obiettivi. Ce ne sarebbero molti altri, ma non sono un'esperta. Questi sono solo quelli più lampanti e che ho notato, anche se, ripeto, totalmente ignorante sul tema.

Congratulazioni Deutschland!

Smoothie verde agli anacardi

 

 © atouchofzest.com

Ingredienti per 2 commensali:

  • 1 cup (è molto importante che abbiate un misurino apposito) di latte di mandorle
  • 1 cup di latte di cocco
  • 1 mango
  • 1 kiwi
  • 2 cucchiai di fiocchi d'avena (va benissimo anche un altro tipo di cereale)
  • 3 cucchiai di anacardi (ovviamente non salati, ma al naturale)
  • 2 manciate di foglie di spinaci
  • qualche cubetto di ghiaccio

 

Preparazione: 


Questa ricetta è facile facile. Sbucciate la frutta e tagliatela a pezzetti. Se avete bisogno di imparare come si taglia un mango ecco qui un utilissimo video che ha aiutato tanto anche me.
Ponete tutti gli ingredienti in un frullatore, tranne gli spinaci, e frullate fino ad ottenere una crema soffice.
Aggiungete gli spinaci e frullate ancora per pochi secondi.
Servite ghiacciato.



mercoledì 9 luglio 2014

Le regole base del primo appuntamento con un tedesco



Ed eccoci qui, finalmente, a parlare di ciò che sta più a cuore a noi, ragazze mediterranee italiche: come conquistare il cuore del nostro bel principe azzurro krukko? 

Lo so, la coppia “italiana –lei, tedesco – lui” non attira l’attenzione dei mass media, né tantomeno quella delle nostre amiche felicemente accoppiate col caliente iberico o il dotatissimo cioccolatoso africano. Ma è solo ignoranza, credetemi. Il nostro krukko sarà pure pallidino e silenzioso, ma ha delle doti nascoste che vi sorprenderanno.
Come comportarci, cosa fare e non fare, cosa aspettarci e quali accorgimenti seguire al primo appuntamento con un giovane e baldo teutone?


  • Non presentiamoci in ritardo. La puntualità tedesca va rispettata e, a differenza dei nostri masculi italici, il nostro cavaliere non capirà che quella trentina di minuti in più di attesa sono serviti ad aumentargli il desiderio. Quello gli aumenta in altri modi, che spiegherò di seguito.
  • Non aspettatevi complimenti per l’abito, né per il vostro perfetto aspetto fisico. Non importa se sarete rimaste di fronte allo specchio le precedenti 10 ore a restaurarvi tipo Cappella Sistina, strappandovi l’ultimo pelo del naso in un ululato di dolore. Uguale se durante l’ultima settimana avrete girato per le boutique più costose della città (e la Germania per quanto riguarda la moda “vera” non perdona), dissanguandovi di 3 stipendi in vestiti ed accessori. Noterà la vostra bellezza, ma non ve lo dirà mai. Non gli viene spontaneo.
  • Non meravigliatevi del suo aspetto. E’ altamente probabile che si presenti in abiti sportivi e trasandati (pregate che non indossi le Birkenstock – in inverno il problema non sussiste), barba non fatta, ma con un sorriso smagliante.
  • Evitate di fuggire via con la scusa di un attacco di dissenteria, quando vi porterà in una rosticceria alla buona. Stile anni ’70, con camerieri ex figli dei fiori. Sarà pure un luogo grezzo, ma l’atmosfera è familiare e mette allegria. In alternativa è possibile che scelga una pizzeria italiana di sua fiducia, che serve la migliore pizza Hawaii del globo.
  • Preparatevi ad essere voi stesse. Gli argomenti verteranno su viaggi, interessi, libri, cinema, teatro e molto altro ancora. Parlerà poco di se stesso, ma vi ascolterà senza perdere una sola parola di ciò che direte. Sarà in totale adorazione, anche per il dolcissimo accento del vostro tedesco maccheronico.

  • All’arrivo del conto, non aspettatevi che pagherà per tutti e due. Questo delicatissimo punto ha scatenato lo scherno da parte dei nostri più tacchineggianti baldi masculi italici. Gli uomini tedeschi al primo appuntamento non offrono perché avari, ma perché sono cresciuti con l’idea della parità. A fatti, non parole. Le loro mamme (donne in carriera e madri di famiglia, spalleggiate da uomini che in casa condividevano i lavori domestici) li hanno tirati su con l’idea che non esiste il sesso debole. Forse al primo appuntamento non offriranno e non vi porteranno dei fiori, non vi apriranno la porta, né vi soffocheranno di complimenti. Ma saranno al vostro fianco nei momenti difficili della vita, senza neppure averglielo chiesto.
  • Non offendetevi se vi riaccompagneranno a casa e vi saluteranno alla porta. Non vogliono portarvi subito a letto, a meno che non gli saltiate voi sopra. In quel caso saranno lieti di assecondare l vostri desideri più suini. Per quanto riguarda il sesso, ne riparleremo in seguito e in fascia protetta.