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venerdì 29 novembre 2013

Il mercatino di Natale e lo Stollen




Sono stata contagiata dalla febbre del mercatino di Natale di Esslingen, der Esslinger Mittelaltermarkt & Weihnachtsmarkt. E’ uno degli avvenimenti cittadini più famosi e più amati, non solo dagli abitanti ma anche dal resto dei tedeschi. Si tratta, infatti, di uno dei mercatini più belli della Germania, e a ragione. 

La caratteristica principale è l’ambientazione medievale, colorata e festaiola. Nelle graziosissime bancarelle di legno, a forma di casetta, non solo si vendono prodotti artigianali locali (è vietata la plastica e qualsiasi altro materiale artificiale), ma esperti artigiani, in abiti dell’età di mezzo, mostrano le loro abilità. 

Non è raro vedere piccole folle esultanti allo spettacolo di fabbri che abilmente battono sull’incudine, dando forme complicate al metallo rovente. Oppure il mastro vetraio che soffiando nella cannula crea piccole sculture in vetro. Dappertutto si sentono canti e si assiste a balli in costume. 

Al calar del sole vengono organizzati giochi e gare, ma i miei preferiti sono i giocolieri del fuoco. Rimango estasiata dai giochi di luci che si formano una volta gettate in aria le fiaccole. Uno spettacolo indimenticabile. Quest’anno l’organizzazione comunale ha dato particolarmente spazio agli addestratori di falchi. Creature intelligenti e superbe. 
 Il mercatino rimarrà aperto fino al 22 dicembre. Il programma si può scaricare dal sito del comune.



 Stollen natalizio


Lo Stollen è il dolce natalizio tedesco per eccellenza. La prima ricetta risale al XIV secolo e proviene dall'area di Dresda. Oggi viene realizzato, con alcune variazioni, in tutta la Germania e si usa portare in dono per la cena della Vigilia.

Ingredienti per 16 fette:

  • farina di farro, 500 g
  • lievito per panificazione, una bustina
  • un pizzico di sale
  • un pizzico di cannella
  • un pizzico di cardamomo
  • un pizzico di noce moscata
  • un pizzico di anice
  • zucchero di canna, 175 g
  • burro in fiocchetti a temperatura ambiente, 125 g
  • quark (va bene anche il Philadelphia), 250 g
  • 2 uova
  • mandorle tritate, 100 g
  • nocciole tritate, 100 g
  • 1 limone bio
  • arancia candita a pezzetti, 50 g
  • limone candito a pezzetti, 50 g
  • uva passa, 125 g
  • burro a temperatura ambiente, 2 cucchiai
  • zucchero a velo, 2 cucchiai 
In una terrina molto grande (io ne uso una apposita di terracotta), mischiare la farina, le spezie, il sale, lo zucchero, le uova, il quark, il burro le mandorle, le nocciole e il lievito.
Lavorare con forza la massa fino a quando non si staccherà dalle pareti e lasciare lievitare fino al raddoppiamento del volume.
Accendere il forno a 190°C (170°C se ventilato).
Lavare il limone in acqua tiepida, asciugarlo bene e grattugiarne la buccia gialla (non quella bianca, che è amara), infine, spremerne il succo.
Aggiungere 2 cucchiai di succo, la buccia grattugiata del limone, i canditi e l'uva passa. Lavorate ancora la pasta con le mani. Se dovesse presentarsi appiccicosa aggiungere un po' di farina.
Rivestire una placca con la carta da forno e formare un panetto di circa 25 cm. praticare un'incisione sul dorso in lunghezza, arrivando a circa 0,5 cm di profondità.
Mettere in forno già caldo e cuocere per circa 70 min. Una volta trascorsi 40 min porre un ulteriore foglio di carta da forno sopra lo Stollen, in modo che non si bruci in superficie.
Terminato il tempo inserire uno stecchino per appurarne la cottura. Se lo stecchino uscirà pulito e asciutto lo Stollen è pronto.
Lasciarlo raffreddare e spalmarne il dorso con il burro a temperatura ambiente. Cospargerlo di zucchero a velo.

Buon appetito!

lunedì 25 novembre 2013

Teatro in italiano: "Bennissimo"


Se mai giovedì doveste passare dalle parti di Stoccarda senza nulla da fare, venite a vederci a teatro. Il pezzo è una commedia tratta da quattro racconti di Stefano Benni e si intitola "Bennissimo". Oviamente in italiano. Reciterò anche io. Vi aspetto!

Teatralia

giovedì 24 ottobre 2013

L'autunno e la vellutata di zucca

Foto: Arne Dedert/dpa



Goldener Oktober: l'ottobre tutto d'oro. Così lo chiamano qui in Germania. Gli alberi hanno preso le tipiche tonalità autunnali: rosso fuoco, arancione, blu. Il bosco di fronte sembra preda di un incendio. L'aria è frizzante e richiede un cappotto quando si decide di fare una passeggiata. 

Da quando abito qui ho ripreso a notare e a apprezzare i cambiamenti della natura con il passare delle stagioni. Un'abitudine che avevo quando ero bambina. Ricordo che a scuola, in questo periodo, avevamo il compito di portare in classe i prodotti dell'autunno. Grappoli d'uva, foglie dorate, castagne, noci, zucche, facevano sfoggio sui banchi.

Ho ripreso a raccogliere questi doni nel bosco circostante. Sarà sintomo di un ritorno all'infanzia?



Vellutata di zucca

Ingredienti per 4 commensali:

  • 1,3 kg di zucca pulita
  • 3 patate medie
  • un litro di brodo vegetale
  • una cipolla
  • 30gr di burro
  • parmigiano grattugiato
  • olio
  • maizena o fecola di patate (opzionale)

Tagliate la cipolla a pezzetti e fatela sbiancare nel burro con un pò di olio di oliva in una pentola capiente. Tagliare la zucca (privata della buccia) e le patate a tocchetti piccoli e unirle alla cipolla. Fatele rosolare rapidamente a fuoco medio.

A questo punto aggiungete il brodo fino a coprire il contenuto della pentola e fate cuocere fino a quando patata e zucca non si saranno completamente disfatte (il consiglio è quello di coprire la pentola con un coperchio durante la cottura). Ci vorrà circa mezz’ora.

Inserire un frullatore ad immersione direttamente nella pentola e frullare il tutto fino a farlo diventare omogeneo. Qualora la consistenza dovesse risultare troppo densa aggiungere ancora un pò di brodo, se, al contrario, fosse troppo liquida, aggiungere fecola o maizena dopo averla sciolta bene in poca acqua fredda.

Servire nei piatti aggiungendo un abbondante cucchiaio di parmigiano grattugiato e un filo di olio a crudo. Se vi piace potete aggiungere anche del peperoncino tritato. Ideale sarebbe servirla con dei crostini.

lunedì 19 agosto 2013

Edifici storici e Flammkuchen alle cipolle

 
Alte Feuerwache




L'8 settembre tutti gli edifici storici, municipali e privati, rimarranno aperti al pubblico, sarà il Tag des offenen Denkmals. La città di Esslingen organizza l'evento ogni anno e questa volta non lo perderò.

Non ricordo il motivo per cui persi la possibilità di entrare ad ammirare le ricchezze architettoniche della mia nuova città. Forse ero ancora in quel limbo di vuoto, malinconia e sfinimento che mi ha accompagnato per alcuni mesi dopo il distacco traumatico dalla vita precedente in Italia.

Volgendomi indietro mi sembrano passati secoli e la Serena di allora non è più me. La stessa sensazione di quando, da bambina, trascorrevo le ore dei pomeriggi estivi sfogliando vecchie foto sbiadite dei nonni e bisnonni in gioventù. Il resto della casa riposava sotto la calura e al frinire dei grilli in giardino, mentre io guardavo e riguardavo le immagini in bianco e nero di donne che mi somigliavano, ma non erano me. Facevano parte di me, ma erano diverse, estranee.

E' questo che provo nei rari momenti in cui penso alla "mia" vita in Italia. Mi chiedo se capiti anche a qualche altra lettrice espatriata. E' normale? E' sano? E' sbagliato? Illuminatemi, se potete.

Ricordo che il giorno del trasloco (avevamo caricato tutto su di un camioncino da Roma), non appena entrammo ad Esslingen, dopo un viaggio estenuante e durato un giorno intero, schiacciai il naso contro il finestrino, proprio come fanno i bambini. Eravamo fermi al semaforo della Adlerstrasse, proprio accanto a quello che sarebbe diventato il mio caffè preferito e luogo di chiacchiere e baci.

Era notte fonda. Guardai l'ex caserma dei pompieri, Alte Feuerwache, un edificio storico del 1912. Sul colmo del tetto si trova una scultura raffigurante una nave a vela. Piuttosto strano per una cittadina così lontana dal mare.

La nave su Alte Feuerwache

L'immagine della nave che si stagliava contro il cielo è rimasta nella mia mente e sarà difficile dimenticarla. Su quella nave c'eravamo Chris e io; stanchi, col viso tirato e in silenzio, guardando avanti per non perdere la rotta. Siamo ancora su quella nave. Certamente non più stanchi, ma un po' più in forma e fiduciosi nel futuro.

Quella triste notte estiva, il trasloco, mi resi conto che quella nave aveva lasciato definitivamente il suo porto. Il porto era scomparso, inghiottito dalle acque e era giusto così. Scattò il verde al semaforo della Adlerstrasse, mi girai verso Chris che nel frattempo aveva ingranato la prima, posai la mano sul suo braccio e sorrisi. Anche lui mi sorrise e dal quel momento Serena uscì dal bozzolo che si era costruita da crisalide e si trasformò in se stessa.

Flammkuchen alle cipolle, fonte: Essen aus Engelchens Küche

Flammkuchen alle cipolle 

Ingredienti per 8 commensali:


  • 450 gr di farina (ideale quella per la panificazione)
  • un pacchetto da 7 gr di lievito secco
  • un cucchiaino di sale
  • un cucchiaino di zucchero
  • 225 ml di acqua tiepida
  • 250 g di panna per cucinare (aggiungeteci anche un po' di succo di limone, per acidificarla)
  • un tuorlo
  • sale
  • pepe
  • 150 gr di cipolle
  • 4 rametti di timo fresco o un cucchiaino di timo secco

Preparazione:

Preparate la pasta del pane mischiando la farina, il lievito, il sale, lo zucchero e l'acqua. Io utilizzo una macchina impastatrice, ma potete impastare a mano (se ve la sentite).

Non appena la pasta non si attaccherà più alle dita e avrà un bell'aspetto liscio, mettetela in un contenitore di coccio, coprite con un panno e lasciate lievitare per 30 minuti.

Nel frattempo tagliate le cipolle e mettetele da parte. Emulsionate la panna con il tuorlo, aggiungete il sale e il pepe a vostro gusto.

Quando la pasta sarà pronta dividetela in 8 parti che stenderete con il mattarello in una sfoglia sottile, cercando di dargli una forma ad ellisse, come vuole la tradizione. Accendete il forno e regolatelo a 220°C.

Spalmate sopra ogni ellisse l'emulsione di panna e tuorlo, facendo attenzione a lasciare una cornice libera di circa 1 cm dall'esterno. Suddividete le cipolle tagliate a pezzetti su ogni Flammkuchen.

Cuocete in forno per 10-15 minuti. Appena sfornati cospargetene la superficie con il timo.

Buon appetito!

L'autunno anticipato e l'hummus profumato


Piove ad intervalli. A volte fa capolino il sole tra le nubi sfilacciate e intiepidisce la terra, che emana il dolce profumo di erba bagnata. Riesco a percepirlo anche ora, seduta alla scrivania dello studio. Dalla grande finestra alla mia destra entra l'odore dell'autunno. Amo la mia nuova casa anche per questo.

In questo angolo tedesco l'autunno si presenta alla porta già dopo il 15 agosto. Puntuale e preciso, proprio come deve essere. Anche quest'anno non ha deluso.
Per me è un periodo di piccole e grandi decisioni: il corso di Yoga, l'esame di cinese mandarino, lo studio del giapponese (tanto trascurato negli ultimi mesi). Mi organizzo l'anno che, per me, inizia proprio ora.

Anche Esslingen ha assunto quell'aria un po' malinconica che ricorda ancor di più il suo aristocratico passato liberty. Sono terminate tutte le manifestazioni estive che, come ogni anno, hanno attirato pubblico dal resto della regione. L'ultima festa cittadina: la Zwiebelfest (la festa delle cipolle).

Secondo la leggenda, in un periodo imprecisato del Medioevo, il diavolo scorrazzava indisturbato per la città, rubando e maltrattando la popolazione che aveva troppa paura per ribellarsi alle continue angherie.

Una mattina di mercato (ad Esslingen il mercato si allestisce nella Marktplatz il mercoledì e il sabato), il diavolo passò accanto ad un banco pieno di succose e dolcissime mele, uno dei prodotti per cui la città è molto conosciuta. Invogliato dal profumo e dalla vista, il diavolo ordinò alla contadina che serviva di dargliene una. La ragazza prese invece una cipolla e la diede al prepotente che subito l'addentò tutto soddisfatto. Non appena il gusto acido della cipolla si manifestò in tutta la sua potenza, il diavolo corse via urlando e non tornò più ad Esslingen.

A questo punto ci sarebbe voluta una bella ricetta che prevedesse le cipolle come ingrediente principale. Prometto di postarne una al più presto. Come già scrissi nel profilo, preferisco postare ricette già collaudate, in modo da poterne scrivere con più sicurezza. Ancora non ho provato il Flammkuchen alle cipolle che avevo in mente, ma lo farò presto.

Nel frattempo ho pensato ad una ricetta del nord Africa, tanto apprezzata da Chris e dai suoi amici: l'hummus. A volte ne preparo delle quantità industriali per regalarle in vasetti. Successo assicurato!

Fonte: Top Food Facts

Hummus

Ingredienti per 4 commensali:

  • 300 gr di ceci secchi (per fare più in fretta potete utilizzare dei ceci precotti, ma il sapore è sicuramente migliore con quelli secchi)
  • due spicchi d'aglio
  • sale
  • olio d'oliva
  • il succo di 2 limoni
  • 2 cucchiai di tahina, pasta di sesamo (la trovate nei supermercati più forniti o nei negozi di prodotti esotici)
  • 2 cucchiai di cumino
  • acqua calda
  • peperoncino e prezzemolo (per guarnire)

Preparazione

Mettete a bagno i ceci per una notte. Ricordate che il recipiente deve essere preferibilmente di coccio e che la quantità d'acqua deve essere almeno doppia rispetto a quella dei ceci. Se potete cambiate spesso l'acqua di ammollo (io lo faccio poco prima di andare a dormire e appena alzata) in modo da togliere almeno in parte il cattivo odore dei ceci durante la cottura.

Scolate i ceci e sciacquateli molto bene. Poneteli in una pentola a fondo spesso (o di terracotta) con abbondante acqua, coprite e portate lentamente ad ebollizione, per renderli più profumati aggiungo un pezzetto di radice di zenzero fresca.

Cuocete fino a che non saranno morbidi, ma non sfatti. Scolateli e metteteli da parte. Conservate anche un poco dell'acqua di cottura, vi servirà in seguito.

In una padella antiaderente ponete 3 cucchiai di olio e riscaldatelo. Aggiungetevi i 2 spicchi d'aglio e il cumino e fate tostare per pochi minuti sempre mescolando.

Aggiungete i ceci nella padella e lasciate insaporire per altri 2 o 3 minuti. Spegnete il fuoco e versate i ceci con il loro soffritto in un mixer, a cui aggiungerete anche il succo dei limoni, la tahina, il resto dell'olio e l'acqua di cottura dei ceci. Quanto basta per ottenere una crema soffice e chiara, ma non liquida.

Servite l'hummus in una ciotola di terracotta dopo averlo cosparso di peperoncino e prezzemolo tritati.
E' ottimo servito su pane arabo leggermente abbrustolito.
Si conserva in frigorifero per 2-3 giorni in un contenitore ermetico.

Buon appetito!

lunedì 12 agosto 2013

Come ti smonto gli "spaghetti bolognese"

Questo è l'articolo che pubblicato per Berlino Cacio e Pepe una settimana fa.



Qualcuno di voi, forse, avrà già notato un aggiornamento sulla lista dei miei BLOG preferiti: l'aggiunta di Berlino Cacio e Pepe

Non si tratta di un semplice BLOG da espatriato (tra l'altro Andrea D'Addio, il giornalista che lo gestisce, è di Roma, come me) a Berlino, ma un punto fisso per milioni di italiani che intendano trasferirsi nella capitale. Una prova del successo è l'altissimo numero di visite giornaliere, tanto che Andrea è diventato piuttosto famoso nella comunità italica, e non solo quella berlinese.

Dato il mio ben noto interesse per l'arte culinaria in genere, sarebbe carino aprire una rubrica sulla cucina italiana e tedesca. Non mi riferisco solo alle differenze, che sono tante, ma anche ai cliché, alle false informazioni, alle abitudini a tavola e di alimentazione, ecc.

Come scrissi, in tempi ormai arcaici, sull'intestazione a questo BLOG (e che potete trovare alla vostra destra), c'è molta disinformazione nel resto del mondo riguardo la cucina tedesca. Però è anche vero il contrario: nonostante i teutoni apprezzino moltissimo la cucina nostrana e compiano dei veri e propri pellegrinaggi culinari nel "paese dove fioriscono i limoni", ancora mi cadono sugli spaghetti bolognese.

Vuoi per ignoranza, vuoi per attaccamento affettivo, gli spaghetti bolognese ancora troneggiano sul menù dei ristoranti più semplici e a buon mercato, magari in piccoli paesini di provincia (anche se mi sono capitati un paio di casi in città). Ormai sono così radicati nel cuore dei tedeschi che non credo sia possibile convincerli del fatto che il loro piatto preferito, legato indissolubilmente all'infanzia (i Kindergeburtstag, le feste di compleanno dei bambini), non sia un piatto italiano.

E vi dirò di più, miei cari lettori non italiani: gli spaghetti bolognese non esistono in Italia! Spero di non avervi causato uno shock e che stanotte riuscirete a prendere sonno, ma la triste realtà deve essere accettata. 

Gli spaghetti bolognese sono un'invenzione anglo-americana del dopoguerra, creata dai militari di ritorno a casa, nel tentativo di imitare il ragù bolognese (che si gusta sulle tagliatelle all'uovo e non sugli spaghetti) provato a Bologna.
Il successo oltralpe fu incredibile, tanto che ne esiste una versione "in scatola" anche in Germania, veloce, pratica e "deliziosa", magari degustata con un fantastico cappuccino.

Proprio per la facilità nella realizzazione gli spaghetti bolognese sono particolarmente apprezzati dalle mamme in crisi, a pochi giorni dalla festa di compleanno del loro pargolo. Cosa c'è di meglio di un piatto sano, facile e veloce, da offrire ad una masnada di ragazzini affamati e su di giri, nel giorno del compleanno del piccolo Klaus Dieter?

Durante lo studio dell'argomento ho scoperto anche varie attività ludiche collegate al consumo degli spaghetti bolognese durante il Kindergeburtstag. Il famoso gioco dello STOP. I bambini iniziano ad ingurgitare spaghetti. Il capo festa, di solito il festeggiato o un adulto sadico, grida STOP e tutto il resto della banda deve congelarsi all'istante. Tenendo conto della ben nota poca dimestichezza nell'utilizzo della forchetta con gli spaghetti dei tedeschi, per non parlare dei loro cuccioli, il risultato è facilmente immaginabile. 

Ma perché distruggere dei bei ricordi? Non sono cattiva fino a questo punto. Gli ingredienti sono italiani (nella maggioranza dei casi), ma collegare questo piatto alla logica del souvenir mi fa storcere un po' il nasino da purista. Come accadde anche al nasino degli illustri dell'Accademia Italiana della Cucina, che attualizzarono la ricetta originale del ragù alla bolognese, in modo da garantire la continuità ed il rispetto della tradizione gastronomica bolognese in Italia e nel mondo.

Per par condicio, ecco la ricetta tedesca degli spaghetti incriminati, in modo da poterla comparare con il vero ragù, riportato sopra. 
Noterete subito l'utilizzo dell'origano (mai nel sugo, ma solo sulla pizza), nonché quello degli spaghetti sotto accusa.

A me non resta altro che deliziarvi con un altro finto ragù bolognese che, guarda un po', è vegetariano.
Buon appetito!

Ragù bolognese vegetariano

 

Ragù bolognese vegetariano

 

Ingredienti per 5 commensali:
  • una cipolla tritata finemente
  • 2 coste di sedano tritate finemente
  • 2 carote tagliate a dadini
  • 4 spicchi d'aglio schiacciati
  • un cucchiaio di passata mescolata ad un cucchiaio di aceto balsamico
  • 250 gr. di verdura mista tagliata a dadini (peperoni, zucchine, funghi, ecc. e chi ne ha più ne metta!)
  • 50 gr di lenticchie rosse già cotte
  • 800 gr. di sugo di pomodoro al basilico
  • 250 gr. di tagliatelle (o un altro tipo di pasta all'uovo che preferite, visto che sono buona)
  • 2 cucchiai di parmigiano grattugiato (se non vi piace lasciate perdere).
Ponete la cipolla, il sedano e le carote in una casseruola antiaderente, aggiungete pochi cucchiai d'aqua e cuocete le verdure fino a che non saranno tenere.
Versatevi sopra l'emulsione di passata e aceto balsamico, e  l'aglio. Cuocete a fuoco alto per 1 minuto, abbassate la fiamma e aggiungete le verdure rimaste, il sugo di pomodoro e le lenticchie. Portate a bollore.
Appena bolle,  regolate al minimo la fiamma e continuate a cuocere coperto per 20 minuti. Nel frattempo cuocete la pasta. Servite con il parmigiano se vi piace.


martedì 6 agosto 2013

Torta di noci allo sciroppo di limone

Dopo due dure giornate di lavoro in giardino (e non abbiamo ancora terminato), il fine settimana può anche iniziare. Ce lo siamo meritato!

Finalmente riempito gli spazi vuoti e brulli con alberelli e cespugli di vario tipo. I miei preferiti sono un acero giapponese, che spero darà un caldo benvenuto agli ospiti, collocato proprio accanto all'entrata, e un ciliegio, anch'esso giapponese. Quello che non fa frutti, ma "solo" tanti fiori.
Abbiamo pensato di porlo su un lato della veranda, in modo che col tempo formi un ombrello naturale nella bella stagione.

Questo fine settimana preparerò anche la "solita" torta del sabato. E' la prima volta che pubblico una ricetta di un dolce su questo BLOG e questa è particolarmente gradita alla mia piccola famiglia, perché utilizzo le noci del nostro albero. Unica nota dolente: passare qualche ora ad aprirle.

Ingredienti: 

Ingredienti per 6 commensali:
  • 120 gr di noci intere
  • 125 gr di biscotti al burro
  • 1 cucchiaio di farina
  • 1 cucchiaio di farina miscelata al lievito
  • 2 cucchiaini di scorza di limone grattugiata
  • 3 uova
  • 125 gr di zucchero
Ingredienti per lo sciroppo:
  • 80 ml di acqua
  • 125 gr di zucchero
  • 2 cucchiai di Rum scuro o Brandy
  • 80 ml di succo di limone
  • la scorza di un limone tagliata a striscioline con un rigalimoni
Preriscaldate il forno a 180° C. Imburrate una tortiera a cerniera di 20 cm di diametro e rivestite il fondo con della carta da forno.
Tritate finemente le noci ed i biscotti nel robottino. Versate il composto ottenuto in una ciotola e aggiungete la farina e la scorsa grattugiata del limone.
Con il mixer montate le uova fino ad ottenere una spuma gonfia e chiara. Aggiungente alla spuma il composto di noci e amalgamate delicatamente.
Versate il tutto nello stampo e cuocete per circa 25 min (fate la prova dello stecchino per assicurarvi della cottura perfetta).
Una volta cotta, tirate fuori la torta dal forno, ma non aprite subito la cerniera. Dovete ancora versarvi sopra lo sciroppo.

Per lo sciroppo, mettete in un pentolino l'acqua, lo zucchero, il succo di limone, il rum (o il brandy) e la scorza di limone. Accendete il fuoco e mantenetelo basso, nel frattempo girare il composto fino a che lo zucchero sarà completamente sciolto. Riducete ancora la fiamma e continuate a cuocere per 12-15 min. Spegnete il fuoco.
Con uno stecchino lungo fate dei fori sulla superficie della torta. Versatevi sopra lo sciroppo e aspettate che venga completamente assorbito dalla torta. Versatelo di volta in volta, aspettando il completo assorbimento dello sciroppo precedente. Non abbiate fretta.
Lasciate raffreddare la torta, dopo di che potete aprire la cerniera e posizionare la torta su un piatto di portata.
Servite la torta con panna montata e scorza di limone candita.

venerdì 2 agosto 2013

Oggi niente ricetta



Oggi niente ricetta e vi spiego il perchè.

Qualche giorno fa mi arriva una richiesta di contatto dall'Italia su SKYPE. Il messaggio faceva pressappoco così: Ciao Serena, ho letto sul tuo profilo Linkedin che insegni anche il tedesco. Sarei interessata a delle lezioni online.

La mia risposta dopo aver accettato: Piacere. Appena sei online mandami un messaggio di testo, in modo da organizzare una lezione di prova.
Manco due nano secondi dopo, e già ricevo il trillo dalla tipa. Forse non sa leggere? Forse era troppo difficile decifrare messaggio di testo?
Per farla breve le ho chiesto 20 minuti, il tempo di rassettarmi un po', dopo una frenetica giornata al PC, tra lezioni e correzioni, ed ho risposto.

La video chat inizia con questa domanda a bruciapelo: Senti, ma se faccio un corso di tedesco di due settimane a Monaco, in agosto, la lingua la imparo? Minuti imbarazzanti in cui la domanda rimbalza spasmodicamente nelle parti vuote del mio cranio, che sono tante. Ma perchè due settimane e non una in ottobre, così si ha pure l'occasione di praticarlo inciuccandosi all'Oktoberfest, con teutoni mezzi morti e vomitanti ai lati della stessa panca su cui sei seduta a trincare?
Ovviamente no. Rispondo. Mi sa che ci è rimasta un po' male.

Mi racconta che sta pensando seriamente di trasferirsi in Germania, perchè in Italia non c'è futuro, non si riesce a arrivare alla fine del mese, ecc.
Mentre parlava mi resi conto (dopo ben 30 minuti ci sono arrivata anche io) che, stranamente, le lezioni online di tedesco erano solo una scusa. Standing ovation per me!

Evidentemente aveva solo bisogno di informazioni vaghissime, del tipo: ma pensi che a Monaco si viva bene? Che dici se mi trovo un lavoretto in qualche gelateria italiana? Ma il tedesco è difficile?
Cercavo di rispondere trattenendo la calma che nel frattempo aveva raggiunto il livello minimo. Un segnale rosso di ALERT lampeggiava di fronte ai miei occhi, così decisi di tagliare corto e ringraziandola per avermi contattata con una balla, e avermi fatto perdere del tempo, la liquidai gentilmente ma fermamente.

Ho pensato molto prima di scrivere questo post, ma poi ho deciso di farlo per due ragioni in particolare, che non riesco più a tacere.
  1. Emigrare non è una vacanza. Sembra ovvio, ma per molti connazionali non è così. Quando si decide di compiere il grande passo, trascorrerà un bel po' di tempo (tranne rarissime eccezioni, ma sono casi a parte e sporadici) prima di emigrare fisicamente. A volte ci vogliono anni. La preparazione mentale è fondamentale. Con quest'ultima intendo lo studio della lingua, i viaggi da "turista" nel paese/ città prescelti, lettura spasmodica di tutto ciò che riguarda il paese in cui intendiamo passare il resto della nostra vita (non solo materiale cartaceo, ma BLOG di gente che già ci vive, FORUM di espatriati, siti per la ricerca di lavoro, per la ricerca di un alloggi, vita, politica e società del luogo ameno, ecc.).
  2. Lasciate a casa i brutti vizi italiani. Primo fra tutti la menzogna. Un'abitudine che detestavo già in Italia. Se avete bisogno di informazioni riguardanti l'espatrio in Germania scrivetemi una email sinceramente. Non inventatevi un interesse per le mie lezioni di tedesco solo per arrivare al vostro vero scopo. Alla tipa avrei risposto lo stesso. Questo modo di fare (mo' ti frego) non è solo offensivo nei miei confronti (la mia opinione su di voi lascia il tempo che trova), ma non funziona in altri paesi "civili", in cui la sincerità è vista come un pregio e non come un difetto (il solito coglione che dice sempre la verità, per intenderci). A pensarci bene, la menzogna è uno dei tanti fattori che hanno portato l'Italia allo stato in cui è. Pensateci.




mercoledì 31 luglio 2013

Whoopies al cappuccino

Ciò che mi manca di più di Roma? Il cappuccino e il cornetto in un bar affollatissimo, la mattina, per colazione (oltre certamente al Colosseo, i Fori, ecc.).
Fortunatamente anche da queste parti si trova un ottimo cappuccino, anche se più costoso rispetto al nostrano, ma, purtroppo, ancora non sono riuscita a scovare un solo cornetto degno di questo nome. Sarà il caso di prepararselo da sole, dato che proprio ieri, mi hanno recapitato la tavola di legno per impastare?
Nel frattempo mi consolo con questi whoopies al cappuccino. Un'altra ricetta fusion italo-americana da urlo. Provare per credere!

Ingredienti (per 25 whoopies):

  • 125 g di burro, lasciato ammorbidire a temperatura ambiente
  • ¾ tazza (155g) di zucchero di canna
  • ¼ tazza (55g) di zucchero semolato
  • 1 uovo
  • 2 cucchiaini di caffè istantaneo
  • 3 cucchiaini di acqua bollente
  • 2 tazze (300g) di farina
  • 1 cucchiaino di bicarbonato
  • ½ tazza (125 ml) di panna ( o siero di latte)
  • cioccolato in polvere da spolverizzare

Ingredienti per la crema al cioccolato bianco

  • 180g di cioccolato bianco, spezzettata finemente
  • ½ tazza (125 ml) di panna
  • 20g di burro a pezzetti
Iniziamo col preparare il ripieno di crema al cioccolato bianco.
Metti il cioccolato bianco in una ciotola di metallo. Unisci la panna al burro in un pentolino a fondo spesso e porta lentamente a bollore.
Versa il composto di panna e burro sul cioccolato. Usa un cucchiaio di metallo per mescolare fino a che il composto risulti omogeneo.
Metti il composto in frigo per 30 minuti o fino a che si sia rassodato. Toglilo dal frigo e mescolalo fino ad ottenere una pasta morbida.
Accendi il forno e preriscaldalo fino a 180°C. Nel frattempo copri 4 teglie con della carta da forno.
Utilizza un mixer elettrico per sbattere il burro e lo zucchero fino ad ottenere una crema chiara e soffice. Unisci le uova e sbatti ancora fino a che non saranno completamente amalgamate al composto. Mischia il caffè all’acqua in un’altra ciotola, aggiungi il composto di burro e mischia il tutto molto bene.
Aggiungi la farina, il bicarbonato e la panna alternativamente, poi mischia bene per unire il tutto.
Con un cucchiaio preleva delle quantità di pasta di circa 5 cm di diametro e adagiale delicatamente su 2 teglie (ricorda di lasciare abbastanza spazio tra ognuna, perchè durante la cottura cresceranno un poco). Cuoci in forno per circa 8-10 min fino a che non diventeranno soffici e dorate. Lascia raffreddare le 2 teglie per 5 minuti prima di trasferire i biscotti su una grata di raffreddamento. Nel frattempo prepara le due teglie rimanenti e ripeti il procedimento di cottura.
Non appena saranno raffreddati, metti I biscotti, su un piano di lavoro pulito. Adagia delicatamente la crema al cioccolato bianco sulla parte piatta di metà dei biscotti e coprili con l’altra metà, come faresti per un panino. Spolverizzali con la polvere di cioccolato.

giovedì 4 aprile 2013

Vellutata di lattuga





E’ arrivata anche qui la primavera! Si è fatta attendere a lungo, ma alla fine ci ha deliziati con la prima visita, che, speriamo, duri a lungo. Avevo già acquistato narcisi e fiori in vaso da trapiantare in giardino. Da queste parti è consuetudine rifornirsi di fiori e piante da tenere in casa come decorazione pasquale, per poi sfogarsi nel giardinaggio una volta passata la festa.

Scommetto che il prossimo fine settimana i miei vicini ed io usciremo bardati da provetti giardinieri: guanti, zoccoli svevi contadineschi, zappa in una mano e bulbi fioriferi nell’altra. Mentre scaveremo, pianteremo e annaffieremo, ci guarderemo l’un l’altro soddisfatti, scambiandoci cenni d’intesa.
Mi sono ripromessa di non essere da meno; ne vale della mia auto-stima. Dimostrerò che anche una cittadina non ha paura di sporcarsi le morbide e bianche mani di terra, ottenendo discreti risultati.

Mentre con il pensiero immagino il nostro giardino trasformarsi in un eden fiorito, noto la mia simpatica vicina oculista e super-mamma, lavorare alacremente nell’orto. Lo voglio anche io! Ora esagero, ma la bella serra e le file ordinate di verdurine al sole sono una grande tentazione.

Potrei coltivare verdure differenti in modo da averne sempre fresche in ogni stagione. Peccato non avere assolutamente alcuna esperienza a riguardo, eccetto la conoscenza della verdura di stagione. Adesso, per esempio, è il periodo della lattuga. 

Proprio ieri mia mamma mi ha detto che uno dei suoi vicini gliene ha fatto dono e di aver trovato una ricetta, che non fosse insalata, per cucinarla. Ne ho anche io in frigo, ed avendone già utilizzata metà per la classica insalatina con pomodori e ravanelli, ho rispolverato questa vecchia ricetta: vellutata di lattuga

I tedeschi sono famosi per le creme e vellutate con qualsiasi tipo di verdura: dai tuberi alle verdure a foglia larga. In Italia ero abituata ai minestroni che cambiavano colore e aroma a seconda delle verdure di stagione utilizzate. Dei primi piatti leggeri e rinvigorenti, soprattutto in inverno. Qui la crema di verdure nutre e riscalda l’animo. Provare per credere!



Ingredienti:

  • 4 cipollotti
  • 1 scalogno
  • olio d’oliva
  • 2 cucchiai di burro
  •  2 cespi di lattuga 
  •  brodo vegetale
  • pangrattato
  • sale
  • pepe bianco
  • yoghurt (o panna acida)
  • prezzemolo 
  • 4 fette di pane scuro tostate


Lavate la lattuga e tagliate le foglie a striscioline. Tritate lo scalogno e i cipollotti (non la parte verde dura) e fateli appassire in un tegame capiente dopo aver fatto fondere il burro nell’olio. Aggiungete la lattuga al trito di cipollotti e scalogno nel tegame.

Fate cuocere per qualche minuto mescolando, poi aggiungete il brodo caldo quanto basta a coprire le verdure e cuocete per circa 20 minuti a fuoco dolce. Con un frullatore ad immersione riducete la lattuga in crema.

Aggiungete 30 gr di pangrattato alla crema e continuate a cuocere dolcemente girando con un mestolo di legno il composto. Se la crema dovesse essere troppo densa, aggiungete altro brodo caldo. Spegnete il fuoco e lasciate riposare la crema con il coperchio.

Nel frattempo tagliate il pane e tostatelo (potete usare il tostapane o una padella antiaderente). Versate la vellutata nei piatti e guarnitela con lo yoghurt, il prezzemolo e le fette di pane.
Ditemi com’è andata e se vi è piaciuta.

Arancini vegetariani




Ho frequentato le scuole elementari dalle suore. L’edificio si trovava proprio di fronte al palazzo in cui abitavamo, bastava attraversare la strada, varcare il pesante cancello di ferro battuto e mi ritrovavo nel giardino curatissimo delle suore. 

Ogni volta che dico di aver studiato in una scuola ultra estremista cattolica mi guardano tutti con compassione, ma devo ammettere che, a parte i dogmi religiosi che non condivido, è stato uno dei più bei periodi della mia vita per quanto riguarda le attività scolastiche e sociali.



A scuola pranzavo con gli altri bambini nella mensa, grande e luminosa. Il primo piatto era uguale per tutti e cucinato dalle suore, il secondo si portava da casa. 

Mia mamma mi preparava spesso gli arancini, perché, diceva, erano facili da trasportare nel cestino e si mantenevano a lungo. Poco prima di mangiarli bastava scaldarli nel forno della scuola. Aveva ragione. Per questo vorrei iniziare questo BLOG con una ricetta legata alla mia infanzia: gli arancini vegetariani.

Ricordate il gusto di Proust per la madeleine? A me succede lo stesso con gli arancini. Al primo morso vengo catapultata con il pensiero in quella bella mensa bianca e luminosissima, sento le voci degli altri bambini e l’odore del cibo nei piatti e provo la felicità nel sapere che subito dopo il pranzo si andrà a giocare all’aperto, nel giardino, per un’ora, prima di iniziare il tempo scolastico pomeridiano.



Eccovi la ricetta. Non ho scritto le quantità perché io cucino “ad occhio”.

Ingredienti:

  • riso cotto al dente
  • verdura cotta al dente di vostra scelta (carote, patate, piselli, cipolla, peperoni, etc.) e tagliata a pezzetti
  • 2 uova
  • provola dolce a cubetti
  • parmigiano
  • capperi
  • pangrattato
  • farina
  • sale
  • pepe
  • olio per friggere


Cuocete il riso, lasciandolo al dente, e quando tiepido mescolatelo con 1 uovo, parmigiano, provola a cubetti, olio, pezzettini di verdura e capperi. Salate a piacimento.

Lasciate riposare il composto, fino a farlo raffreddare. Quando ben compatto, formate delle palline e passatele nella farina, poi nell'uovo e infine nel pangrattato.

Friggetele in abbondante olio e lasciatele asciugare su carta assorbente. Servitele calde.