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lunedì 19 agosto 2013

Edifici storici e Flammkuchen alle cipolle

 
Alte Feuerwache




L'8 settembre tutti gli edifici storici, municipali e privati, rimarranno aperti al pubblico, sarà il Tag des offenen Denkmals. La città di Esslingen organizza l'evento ogni anno e questa volta non lo perderò.

Non ricordo il motivo per cui persi la possibilità di entrare ad ammirare le ricchezze architettoniche della mia nuova città. Forse ero ancora in quel limbo di vuoto, malinconia e sfinimento che mi ha accompagnato per alcuni mesi dopo il distacco traumatico dalla vita precedente in Italia.

Volgendomi indietro mi sembrano passati secoli e la Serena di allora non è più me. La stessa sensazione di quando, da bambina, trascorrevo le ore dei pomeriggi estivi sfogliando vecchie foto sbiadite dei nonni e bisnonni in gioventù. Il resto della casa riposava sotto la calura e al frinire dei grilli in giardino, mentre io guardavo e riguardavo le immagini in bianco e nero di donne che mi somigliavano, ma non erano me. Facevano parte di me, ma erano diverse, estranee.

E' questo che provo nei rari momenti in cui penso alla "mia" vita in Italia. Mi chiedo se capiti anche a qualche altra lettrice espatriata. E' normale? E' sano? E' sbagliato? Illuminatemi, se potete.

Ricordo che il giorno del trasloco (avevamo caricato tutto su di un camioncino da Roma), non appena entrammo ad Esslingen, dopo un viaggio estenuante e durato un giorno intero, schiacciai il naso contro il finestrino, proprio come fanno i bambini. Eravamo fermi al semaforo della Adlerstrasse, proprio accanto a quello che sarebbe diventato il mio caffè preferito e luogo di chiacchiere e baci.

Era notte fonda. Guardai l'ex caserma dei pompieri, Alte Feuerwache, un edificio storico del 1912. Sul colmo del tetto si trova una scultura raffigurante una nave a vela. Piuttosto strano per una cittadina così lontana dal mare.

La nave su Alte Feuerwache

L'immagine della nave che si stagliava contro il cielo è rimasta nella mia mente e sarà difficile dimenticarla. Su quella nave c'eravamo Chris e io; stanchi, col viso tirato e in silenzio, guardando avanti per non perdere la rotta. Siamo ancora su quella nave. Certamente non più stanchi, ma un po' più in forma e fiduciosi nel futuro.

Quella triste notte estiva, il trasloco, mi resi conto che quella nave aveva lasciato definitivamente il suo porto. Il porto era scomparso, inghiottito dalle acque e era giusto così. Scattò il verde al semaforo della Adlerstrasse, mi girai verso Chris che nel frattempo aveva ingranato la prima, posai la mano sul suo braccio e sorrisi. Anche lui mi sorrise e dal quel momento Serena uscì dal bozzolo che si era costruita da crisalide e si trasformò in se stessa.

Flammkuchen alle cipolle, fonte: Essen aus Engelchens Küche

Flammkuchen alle cipolle 

Ingredienti per 8 commensali:


  • 450 gr di farina (ideale quella per la panificazione)
  • un pacchetto da 7 gr di lievito secco
  • un cucchiaino di sale
  • un cucchiaino di zucchero
  • 225 ml di acqua tiepida
  • 250 g di panna per cucinare (aggiungeteci anche un po' di succo di limone, per acidificarla)
  • un tuorlo
  • sale
  • pepe
  • 150 gr di cipolle
  • 4 rametti di timo fresco o un cucchiaino di timo secco

Preparazione:

Preparate la pasta del pane mischiando la farina, il lievito, il sale, lo zucchero e l'acqua. Io utilizzo una macchina impastatrice, ma potete impastare a mano (se ve la sentite).

Non appena la pasta non si attaccherà più alle dita e avrà un bell'aspetto liscio, mettetela in un contenitore di coccio, coprite con un panno e lasciate lievitare per 30 minuti.

Nel frattempo tagliate le cipolle e mettetele da parte. Emulsionate la panna con il tuorlo, aggiungete il sale e il pepe a vostro gusto.

Quando la pasta sarà pronta dividetela in 8 parti che stenderete con il mattarello in una sfoglia sottile, cercando di dargli una forma ad ellisse, come vuole la tradizione. Accendete il forno e regolatelo a 220°C.

Spalmate sopra ogni ellisse l'emulsione di panna e tuorlo, facendo attenzione a lasciare una cornice libera di circa 1 cm dall'esterno. Suddividete le cipolle tagliate a pezzetti su ogni Flammkuchen.

Cuocete in forno per 10-15 minuti. Appena sfornati cospargetene la superficie con il timo.

Buon appetito!

L'autunno anticipato e l'hummus profumato


Piove ad intervalli. A volte fa capolino il sole tra le nubi sfilacciate e intiepidisce la terra, che emana il dolce profumo di erba bagnata. Riesco a percepirlo anche ora, seduta alla scrivania dello studio. Dalla grande finestra alla mia destra entra l'odore dell'autunno. Amo la mia nuova casa anche per questo.

In questo angolo tedesco l'autunno si presenta alla porta già dopo il 15 agosto. Puntuale e preciso, proprio come deve essere. Anche quest'anno non ha deluso.
Per me è un periodo di piccole e grandi decisioni: il corso di Yoga, l'esame di cinese mandarino, lo studio del giapponese (tanto trascurato negli ultimi mesi). Mi organizzo l'anno che, per me, inizia proprio ora.

Anche Esslingen ha assunto quell'aria un po' malinconica che ricorda ancor di più il suo aristocratico passato liberty. Sono terminate tutte le manifestazioni estive che, come ogni anno, hanno attirato pubblico dal resto della regione. L'ultima festa cittadina: la Zwiebelfest (la festa delle cipolle).

Secondo la leggenda, in un periodo imprecisato del Medioevo, il diavolo scorrazzava indisturbato per la città, rubando e maltrattando la popolazione che aveva troppa paura per ribellarsi alle continue angherie.

Una mattina di mercato (ad Esslingen il mercato si allestisce nella Marktplatz il mercoledì e il sabato), il diavolo passò accanto ad un banco pieno di succose e dolcissime mele, uno dei prodotti per cui la città è molto conosciuta. Invogliato dal profumo e dalla vista, il diavolo ordinò alla contadina che serviva di dargliene una. La ragazza prese invece una cipolla e la diede al prepotente che subito l'addentò tutto soddisfatto. Non appena il gusto acido della cipolla si manifestò in tutta la sua potenza, il diavolo corse via urlando e non tornò più ad Esslingen.

A questo punto ci sarebbe voluta una bella ricetta che prevedesse le cipolle come ingrediente principale. Prometto di postarne una al più presto. Come già scrissi nel profilo, preferisco postare ricette già collaudate, in modo da poterne scrivere con più sicurezza. Ancora non ho provato il Flammkuchen alle cipolle che avevo in mente, ma lo farò presto.

Nel frattempo ho pensato ad una ricetta del nord Africa, tanto apprezzata da Chris e dai suoi amici: l'hummus. A volte ne preparo delle quantità industriali per regalarle in vasetti. Successo assicurato!

Fonte: Top Food Facts

Hummus

Ingredienti per 4 commensali:

  • 300 gr di ceci secchi (per fare più in fretta potete utilizzare dei ceci precotti, ma il sapore è sicuramente migliore con quelli secchi)
  • due spicchi d'aglio
  • sale
  • olio d'oliva
  • il succo di 2 limoni
  • 2 cucchiai di tahina, pasta di sesamo (la trovate nei supermercati più forniti o nei negozi di prodotti esotici)
  • 2 cucchiai di cumino
  • acqua calda
  • peperoncino e prezzemolo (per guarnire)

Preparazione

Mettete a bagno i ceci per una notte. Ricordate che il recipiente deve essere preferibilmente di coccio e che la quantità d'acqua deve essere almeno doppia rispetto a quella dei ceci. Se potete cambiate spesso l'acqua di ammollo (io lo faccio poco prima di andare a dormire e appena alzata) in modo da togliere almeno in parte il cattivo odore dei ceci durante la cottura.

Scolate i ceci e sciacquateli molto bene. Poneteli in una pentola a fondo spesso (o di terracotta) con abbondante acqua, coprite e portate lentamente ad ebollizione, per renderli più profumati aggiungo un pezzetto di radice di zenzero fresca.

Cuocete fino a che non saranno morbidi, ma non sfatti. Scolateli e metteteli da parte. Conservate anche un poco dell'acqua di cottura, vi servirà in seguito.

In una padella antiaderente ponete 3 cucchiai di olio e riscaldatelo. Aggiungetevi i 2 spicchi d'aglio e il cumino e fate tostare per pochi minuti sempre mescolando.

Aggiungete i ceci nella padella e lasciate insaporire per altri 2 o 3 minuti. Spegnete il fuoco e versate i ceci con il loro soffritto in un mixer, a cui aggiungerete anche il succo dei limoni, la tahina, il resto dell'olio e l'acqua di cottura dei ceci. Quanto basta per ottenere una crema soffice e chiara, ma non liquida.

Servite l'hummus in una ciotola di terracotta dopo averlo cosparso di peperoncino e prezzemolo tritati.
E' ottimo servito su pane arabo leggermente abbrustolito.
Si conserva in frigorifero per 2-3 giorni in un contenitore ermetico.

Buon appetito!

lunedì 12 agosto 2013

Come ti smonto gli "spaghetti bolognese"

Questo è l'articolo che pubblicato per Berlino Cacio e Pepe una settimana fa.



Qualcuno di voi, forse, avrà già notato un aggiornamento sulla lista dei miei BLOG preferiti: l'aggiunta di Berlino Cacio e Pepe

Non si tratta di un semplice BLOG da espatriato (tra l'altro Andrea D'Addio, il giornalista che lo gestisce, è di Roma, come me) a Berlino, ma un punto fisso per milioni di italiani che intendano trasferirsi nella capitale. Una prova del successo è l'altissimo numero di visite giornaliere, tanto che Andrea è diventato piuttosto famoso nella comunità italica, e non solo quella berlinese.

Dato il mio ben noto interesse per l'arte culinaria in genere, sarebbe carino aprire una rubrica sulla cucina italiana e tedesca. Non mi riferisco solo alle differenze, che sono tante, ma anche ai cliché, alle false informazioni, alle abitudini a tavola e di alimentazione, ecc.

Come scrissi, in tempi ormai arcaici, sull'intestazione a questo BLOG (e che potete trovare alla vostra destra), c'è molta disinformazione nel resto del mondo riguardo la cucina tedesca. Però è anche vero il contrario: nonostante i teutoni apprezzino moltissimo la cucina nostrana e compiano dei veri e propri pellegrinaggi culinari nel "paese dove fioriscono i limoni", ancora mi cadono sugli spaghetti bolognese.

Vuoi per ignoranza, vuoi per attaccamento affettivo, gli spaghetti bolognese ancora troneggiano sul menù dei ristoranti più semplici e a buon mercato, magari in piccoli paesini di provincia (anche se mi sono capitati un paio di casi in città). Ormai sono così radicati nel cuore dei tedeschi che non credo sia possibile convincerli del fatto che il loro piatto preferito, legato indissolubilmente all'infanzia (i Kindergeburtstag, le feste di compleanno dei bambini), non sia un piatto italiano.

E vi dirò di più, miei cari lettori non italiani: gli spaghetti bolognese non esistono in Italia! Spero di non avervi causato uno shock e che stanotte riuscirete a prendere sonno, ma la triste realtà deve essere accettata. 

Gli spaghetti bolognese sono un'invenzione anglo-americana del dopoguerra, creata dai militari di ritorno a casa, nel tentativo di imitare il ragù bolognese (che si gusta sulle tagliatelle all'uovo e non sugli spaghetti) provato a Bologna.
Il successo oltralpe fu incredibile, tanto che ne esiste una versione "in scatola" anche in Germania, veloce, pratica e "deliziosa", magari degustata con un fantastico cappuccino.

Proprio per la facilità nella realizzazione gli spaghetti bolognese sono particolarmente apprezzati dalle mamme in crisi, a pochi giorni dalla festa di compleanno del loro pargolo. Cosa c'è di meglio di un piatto sano, facile e veloce, da offrire ad una masnada di ragazzini affamati e su di giri, nel giorno del compleanno del piccolo Klaus Dieter?

Durante lo studio dell'argomento ho scoperto anche varie attività ludiche collegate al consumo degli spaghetti bolognese durante il Kindergeburtstag. Il famoso gioco dello STOP. I bambini iniziano ad ingurgitare spaghetti. Il capo festa, di solito il festeggiato o un adulto sadico, grida STOP e tutto il resto della banda deve congelarsi all'istante. Tenendo conto della ben nota poca dimestichezza nell'utilizzo della forchetta con gli spaghetti dei tedeschi, per non parlare dei loro cuccioli, il risultato è facilmente immaginabile. 

Ma perché distruggere dei bei ricordi? Non sono cattiva fino a questo punto. Gli ingredienti sono italiani (nella maggioranza dei casi), ma collegare questo piatto alla logica del souvenir mi fa storcere un po' il nasino da purista. Come accadde anche al nasino degli illustri dell'Accademia Italiana della Cucina, che attualizzarono la ricetta originale del ragù alla bolognese, in modo da garantire la continuità ed il rispetto della tradizione gastronomica bolognese in Italia e nel mondo.

Per par condicio, ecco la ricetta tedesca degli spaghetti incriminati, in modo da poterla comparare con il vero ragù, riportato sopra. 
Noterete subito l'utilizzo dell'origano (mai nel sugo, ma solo sulla pizza), nonché quello degli spaghetti sotto accusa.

A me non resta altro che deliziarvi con un altro finto ragù bolognese che, guarda un po', è vegetariano.
Buon appetito!

Ragù bolognese vegetariano

 

Ragù bolognese vegetariano

 

Ingredienti per 5 commensali:
  • una cipolla tritata finemente
  • 2 coste di sedano tritate finemente
  • 2 carote tagliate a dadini
  • 4 spicchi d'aglio schiacciati
  • un cucchiaio di passata mescolata ad un cucchiaio di aceto balsamico
  • 250 gr. di verdura mista tagliata a dadini (peperoni, zucchine, funghi, ecc. e chi ne ha più ne metta!)
  • 50 gr di lenticchie rosse già cotte
  • 800 gr. di sugo di pomodoro al basilico
  • 250 gr. di tagliatelle (o un altro tipo di pasta all'uovo che preferite, visto che sono buona)
  • 2 cucchiai di parmigiano grattugiato (se non vi piace lasciate perdere).
Ponete la cipolla, il sedano e le carote in una casseruola antiaderente, aggiungete pochi cucchiai d'aqua e cuocete le verdure fino a che non saranno tenere.
Versatevi sopra l'emulsione di passata e aceto balsamico, e  l'aglio. Cuocete a fuoco alto per 1 minuto, abbassate la fiamma e aggiungete le verdure rimaste, il sugo di pomodoro e le lenticchie. Portate a bollore.
Appena bolle,  regolate al minimo la fiamma e continuate a cuocere coperto per 20 minuti. Nel frattempo cuocete la pasta. Servite con il parmigiano se vi piace.


martedì 6 agosto 2013

Torta di noci allo sciroppo di limone

Dopo due dure giornate di lavoro in giardino (e non abbiamo ancora terminato), il fine settimana può anche iniziare. Ce lo siamo meritato!

Finalmente riempito gli spazi vuoti e brulli con alberelli e cespugli di vario tipo. I miei preferiti sono un acero giapponese, che spero darà un caldo benvenuto agli ospiti, collocato proprio accanto all'entrata, e un ciliegio, anch'esso giapponese. Quello che non fa frutti, ma "solo" tanti fiori.
Abbiamo pensato di porlo su un lato della veranda, in modo che col tempo formi un ombrello naturale nella bella stagione.

Questo fine settimana preparerò anche la "solita" torta del sabato. E' la prima volta che pubblico una ricetta di un dolce su questo BLOG e questa è particolarmente gradita alla mia piccola famiglia, perché utilizzo le noci del nostro albero. Unica nota dolente: passare qualche ora ad aprirle.

Ingredienti: 

Ingredienti per 6 commensali:
  • 120 gr di noci intere
  • 125 gr di biscotti al burro
  • 1 cucchiaio di farina
  • 1 cucchiaio di farina miscelata al lievito
  • 2 cucchiaini di scorza di limone grattugiata
  • 3 uova
  • 125 gr di zucchero
Ingredienti per lo sciroppo:
  • 80 ml di acqua
  • 125 gr di zucchero
  • 2 cucchiai di Rum scuro o Brandy
  • 80 ml di succo di limone
  • la scorza di un limone tagliata a striscioline con un rigalimoni
Preriscaldate il forno a 180° C. Imburrate una tortiera a cerniera di 20 cm di diametro e rivestite il fondo con della carta da forno.
Tritate finemente le noci ed i biscotti nel robottino. Versate il composto ottenuto in una ciotola e aggiungete la farina e la scorsa grattugiata del limone.
Con il mixer montate le uova fino ad ottenere una spuma gonfia e chiara. Aggiungente alla spuma il composto di noci e amalgamate delicatamente.
Versate il tutto nello stampo e cuocete per circa 25 min (fate la prova dello stecchino per assicurarvi della cottura perfetta).
Una volta cotta, tirate fuori la torta dal forno, ma non aprite subito la cerniera. Dovete ancora versarvi sopra lo sciroppo.

Per lo sciroppo, mettete in un pentolino l'acqua, lo zucchero, il succo di limone, il rum (o il brandy) e la scorza di limone. Accendete il fuoco e mantenetelo basso, nel frattempo girare il composto fino a che lo zucchero sarà completamente sciolto. Riducete ancora la fiamma e continuate a cuocere per 12-15 min. Spegnete il fuoco.
Con uno stecchino lungo fate dei fori sulla superficie della torta. Versatevi sopra lo sciroppo e aspettate che venga completamente assorbito dalla torta. Versatelo di volta in volta, aspettando il completo assorbimento dello sciroppo precedente. Non abbiate fretta.
Lasciate raffreddare la torta, dopo di che potete aprire la cerniera e posizionare la torta su un piatto di portata.
Servite la torta con panna montata e scorza di limone candita.

venerdì 2 agosto 2013

Oggi niente ricetta



Oggi niente ricetta e vi spiego il perchè.

Qualche giorno fa mi arriva una richiesta di contatto dall'Italia su SKYPE. Il messaggio faceva pressappoco così: Ciao Serena, ho letto sul tuo profilo Linkedin che insegni anche il tedesco. Sarei interessata a delle lezioni online.

La mia risposta dopo aver accettato: Piacere. Appena sei online mandami un messaggio di testo, in modo da organizzare una lezione di prova.
Manco due nano secondi dopo, e già ricevo il trillo dalla tipa. Forse non sa leggere? Forse era troppo difficile decifrare messaggio di testo?
Per farla breve le ho chiesto 20 minuti, il tempo di rassettarmi un po', dopo una frenetica giornata al PC, tra lezioni e correzioni, ed ho risposto.

La video chat inizia con questa domanda a bruciapelo: Senti, ma se faccio un corso di tedesco di due settimane a Monaco, in agosto, la lingua la imparo? Minuti imbarazzanti in cui la domanda rimbalza spasmodicamente nelle parti vuote del mio cranio, che sono tante. Ma perchè due settimane e non una in ottobre, così si ha pure l'occasione di praticarlo inciuccandosi all'Oktoberfest, con teutoni mezzi morti e vomitanti ai lati della stessa panca su cui sei seduta a trincare?
Ovviamente no. Rispondo. Mi sa che ci è rimasta un po' male.

Mi racconta che sta pensando seriamente di trasferirsi in Germania, perchè in Italia non c'è futuro, non si riesce a arrivare alla fine del mese, ecc.
Mentre parlava mi resi conto (dopo ben 30 minuti ci sono arrivata anche io) che, stranamente, le lezioni online di tedesco erano solo una scusa. Standing ovation per me!

Evidentemente aveva solo bisogno di informazioni vaghissime, del tipo: ma pensi che a Monaco si viva bene? Che dici se mi trovo un lavoretto in qualche gelateria italiana? Ma il tedesco è difficile?
Cercavo di rispondere trattenendo la calma che nel frattempo aveva raggiunto il livello minimo. Un segnale rosso di ALERT lampeggiava di fronte ai miei occhi, così decisi di tagliare corto e ringraziandola per avermi contattata con una balla, e avermi fatto perdere del tempo, la liquidai gentilmente ma fermamente.

Ho pensato molto prima di scrivere questo post, ma poi ho deciso di farlo per due ragioni in particolare, che non riesco più a tacere.
  1. Emigrare non è una vacanza. Sembra ovvio, ma per molti connazionali non è così. Quando si decide di compiere il grande passo, trascorrerà un bel po' di tempo (tranne rarissime eccezioni, ma sono casi a parte e sporadici) prima di emigrare fisicamente. A volte ci vogliono anni. La preparazione mentale è fondamentale. Con quest'ultima intendo lo studio della lingua, i viaggi da "turista" nel paese/ città prescelti, lettura spasmodica di tutto ciò che riguarda il paese in cui intendiamo passare il resto della nostra vita (non solo materiale cartaceo, ma BLOG di gente che già ci vive, FORUM di espatriati, siti per la ricerca di lavoro, per la ricerca di un alloggi, vita, politica e società del luogo ameno, ecc.).
  2. Lasciate a casa i brutti vizi italiani. Primo fra tutti la menzogna. Un'abitudine che detestavo già in Italia. Se avete bisogno di informazioni riguardanti l'espatrio in Germania scrivetemi una email sinceramente. Non inventatevi un interesse per le mie lezioni di tedesco solo per arrivare al vostro vero scopo. Alla tipa avrei risposto lo stesso. Questo modo di fare (mo' ti frego) non è solo offensivo nei miei confronti (la mia opinione su di voi lascia il tempo che trova), ma non funziona in altri paesi "civili", in cui la sincerità è vista come un pregio e non come un difetto (il solito coglione che dice sempre la verità, per intenderci). A pensarci bene, la menzogna è uno dei tanti fattori che hanno portato l'Italia allo stato in cui è. Pensateci.