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mercoledì 10 settembre 2014

Della giornata nazionale dell'immigrazione

© Deutsche Presse Agentur
Odio scrivere di getto, ma se non lo facessi ora mi rimarrebbe un peso sull'anima per il resto della giornata. Sono posseduta dal demone della scrittura profonda. Quindi, lasciatemi sfogare!

Come ogni mattina mi siedo alla scrivania del mio studio, cisposa, in pigiama e con la pressione sotto i tacchi, come si dice dalle mie parti. Tra una tazza di caffè e l'altra chatto con le amichette, controllo la posta e leggo qualche articolo di giornale. Stamattina ho scoperto che oggi, in Germania, "potrebbe" essere la giornata nazionale dell'immigrazione, ma non lo è.

Esattamente il 10 settembre 1964 un tale Armando Rodrigues de Sa, scese con la sua bella valigia di cartone alla stazione di Colonia "Köln-Deutz", dopo un interminabile viaggio in treno dal Portogallo.
Era uno dei tanti sfigati che fuggivano da un paese sotto la dittatura militare salazarista, con la speranza di un futuro migliore per sè e la sua famiglia.

Sicuramente Armandito fu il solo Gastarbeiter ("lavoratore ospite") a essere accolto da una folla acclamante sulla banchina. Era il milionesimo migrante in Germania del dopoguerra. Non male come inizio, no?

Quando sono scesa io dal camioncino partito da Roma, con tutti i miei mobili, libri e gatto, stanca e stressata da tutte quelle ore di autostrada, non c'era il comitato di benvenuto, ma la mia emigrazione, come quella di tutta la mia generazione, è una passeggiata su pony (come si dice da queste parti), comparata a quella dei nostri nonni. Non la cambierei mai per la loro. Mai!

Si calcola che ad oggi in questo paese vivano 16,3 milioni di persone con Migrationshintergrund, cioè con background migratorio (si può tradurre così?). La maggioranza di questi è perfettamente integrata: parla il tedesco a livello madrelingua, lavora, possiede una casa, vive in pace e tranquillità, e molti hanno messo su famiglia con gli autoctoni. Figliando, ne hanno migliorato l'aspetto fisico e intellettivo. E' anche grazie ai loro sacrifici e al loro lavoro che questo paese può vantare una buona stabilità economica e sociale.

Sono qui da quasi tre anni. Se aggiungiamo i sei del "primo episodio" ne otteniamo nove. Dopo tutto questo tempo di osservazione sono sempre più convinta che l'integrazione è l'unica risposta al problema europeo dell'immigrazione.

Non guardiamo questa gente come dei nemici, ma diamogli la possibilità di realizzare le loro idee, le loro speranze. Ci guadagneremo tutti. Loro impareranno da noi e noi impareremo da loro nuovi modi di pensare, di vivere e di affrontare i problemi.

E' difficile, sono d'accordo. Per questo capisco gli attacchi di panico della popolazione quando nel 2010, l'allora presidente tedesco Christian Wulff dichiarò: "Der Islam gehört inzwischen auch zu Deutschland", "Intanto l'Islam appartiene anche alla Germania". Statece! Un'affermazione del genere, per me, significa che tra di noi, europei occidentali, ultimamente sono giunte altre religioni, tra cui l'Islam.

Non è la prima volta nella storia del mondo in cui diversi gruppi etnici e religiosi vengono a contatto, e non sarà neppure l'ultima. Il mondo cambia, i paesi cambiano, la nostra vita cambia. Le migrazioni esisteranno sempre, nel bene e nel male, nulla è immutabile. Ma ciò che deve rimanere è la consapevolezza che capire e accettare è l'unica soluzione. Da entrambe le parti. Farsi prendere dal panico e dalla violenza non risolve nulla, anzi, forzerà il processo e lo renderà doloroso per tutti, creando estremismi, come negli ultimi anni.

Domani sarà l'11 settembre. Un evento terribile, che nessuno di noi dimenticherà mai. Come non dimenticheremo anche il 1° settembre, il primo giorno di scuola a Beslan. A me piacerebbe che si ricordasse anche il 10 settembre: l'arrivo del milionesimo emigrante in Germania, così, forse, in futuro, avremo meno anniversari orribili da ricordare.

L'articolo su Spiegel Online che mi ha ispirata.

7 commenti:

  1. ciao Serena! mi piace il tuo post, anche se alla fine non ho capito perchè non lo è, la giornata nazionale dell'immigrazione... concordo sull'apertura da entrambe le parti ma credo che da certi gruppi in arrivo proprio non ci sia...e questo provoca scontri e malumori. io, da non-frequentante con un background cattolico mi domando: il nostro è uno stato che è sempre stato di religione catotlica, il crocifisso è sempre stato nelle scuole e non ha mai disturbato atei, testimoni di geova, induisti, buddhisti...perchè dovremmo toglierlo solo per gli islamici?

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    1. Ciao Giovanna, grazie per i complimenti e per aver scritto. Il crocifisso dalle scuole pubbliche non va tolto a causa degli islamici. Il crocifisso va tolto, sempre dalle scuole pubbliche, perchè la nostra Costituzione (che non è stata scritta da nessun islamico) dice che l'Italia è un paese laico, cioè (te lo riporto paro paro, come si dice da noi): uno Stato laico rifugge da qualsiasi mitologia ufficiale, ideologia o religione di Stato. Quindi, sempre secondo la Costituzione, la religione non deve entrare in una scuola pubblica, ma, di fatto, da secoli c'è il crocifisso in classe. E' importante distinguere fra stato e religione, altrimenti torneremo al Medio Evo (o forse non ce ne siamo mai mossi?). Se fosse per me il crocifisso lo toglierei subito, ma come toglierei qualsiasi ora di catechismo da una scuola pubblica e te lo dice una che andava dalle suore. Ci sono gruppi impazziti di gente (e non solo islamici) che ogni tanto se ne escono con delle proposte astruse, divieto della pillola del giorno dopo, del divorzio, del matrimonio gay e chi ne ha più ne metta, ma sono pochi e l'importante è non fare di tutta l'erba un fascio. L'importante è non dargli importanza.

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    2. tutto vero quello che dici, e concordo con te che gli estremismi tutti, anche quelli dei cattolici, siano sbagliati. Figuriamoci poi sulla questione matrimoni gay, pillola del prima e del dopo e divorzio....sfondi una porta aperta ;)
      Resto dell'idea, pero', che quando si DECIDE di andare in un altro Paese, qualunque siano le ragioni, lo sforzo di adattarsi a quel Paese lo deve fare chi arriva e non chi già ci vive, con millenni di cultura e storia deve cambiare abitudini e opinioni perchè sei arrivato tu. In questi ultimi giorni ho letto di menu mensa che devono essere cambiati per togliere il maiale; le gite alle fattorie non vanno piu' bene perchè il maiale è un animale impuro....questo non è adattarsi, secondo me. Pero' resta la mia modesta opinione e credo che l'Italia su questo sia particolarmente permissiva e sottomessa.
      Ciao Gio

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    3. Cara Giovanna, come ho scritto sopra, i pazzoidi esistono, ma non sono la maggioranza. Purtroppo c'è una cospicua parte del governo italiano, legato ai mass media, che ingigantisce queste notizie e fa pensare che tutti gli islamici vogliano cambiare il paese e che noi siamo tanto buoni che accettiamo di tutto. A chi giova tutto ciò? Antico trucchetto storico: quando in un paese esistono problemi di povertà, grazie alla corruzione, all'evasione fiscale, al nepotismo, ecc. i governi (non particolarmente illuminati) distolgono l'attenzione sulle minoranze. E' successo anche durante il nazismo in Germania, ma di esempi ne esistono a bizzeffe. Non sto dicendo che non esistano islamici estremisti (come esistono cattolici estremisti), ma non sono la maggioranza. La Germania ha 16 milioni di stranieri, la maggior parte di questi sono islamici. Nelle scuole ancora si mangia maiale e, a quanto ne so, non c'è stata nessuna rivoluzione civile per togliere il maiale dalle mense scolastiche. Sicuramente qualche islamico invasato l'avrà chiesto, mentre la maggioranza avrà chiesto che si potesse avere la scelta tra due o più tipi di carne. Si sono accordati per la seconda. Strano, no?

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    4. Giuro che questa sarà la mia ultima risposta, per problemi di tempo e di spazio. Come scrissi nel post non è possibile mantenere la nostra cultura e le nostre tradizioni per secoli. Pensare questo è illogico perchè la storia ha dimostrato che siamo in continuo cambiamento ed evoluzione. L'unica cosa che possiamo fare è giungere a compromessi, proprio come nella vita di coppia. Siamo tanti e lo saremo sempre di più. La buona convivenza si basa sul "chiedere" e l'altro di "accettare". Quindi noi gli chiediamo di lavorare e di pagare le tasse, loro ci chiedono di avere più tipi di carne nelle mense scolastiche. E' un prezzo che si "paga" se vogliamo avere forza lavoro in Italia. Altrimenti possiamo chiudere tutte le frontiere e buttare fuori tutti gli stranieri attualmente in Italia. A me piacerebbe vedere come se la caveranno, poi, i nostri connazionali.

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  2. ciao Serena, scusami, io non volevo fare polemica... poi figurati, sono una expat pure io ;) percio' lungi da me il cirticare chi si sposta per lavoro o piacere ;)

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    1. Cara Giovanna, mai pensato che criticassi nessuno. Mi fa piacere che abbia scritto e detto come la pensi. Per fortuna esiste anche lo scambio di libero pensiero. A presto.

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