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Alte Feuerwache |
L'8 settembre tutti gli edifici storici, municipali e privati, rimarranno aperti al pubblico, sarà il Tag des offenen Denkmals. La città di Esslingen organizza l'evento ogni anno e questa volta non lo perderò.
Non ricordo il motivo per cui persi la possibilità di entrare ad ammirare le ricchezze architettoniche della mia nuova città. Forse ero ancora in quel limbo di vuoto, malinconia e sfinimento che mi ha accompagnato per alcuni mesi dopo il distacco traumatico dalla vita precedente in Italia.
Volgendomi indietro mi sembrano passati secoli e la Serena di allora non è più me. La stessa sensazione di quando, da bambina, trascorrevo le ore dei pomeriggi estivi sfogliando vecchie foto sbiadite dei nonni e bisnonni in gioventù. Il resto della casa riposava sotto la calura e al frinire dei grilli in giardino, mentre io guardavo e riguardavo le immagini in bianco e nero di donne che mi somigliavano, ma non erano me. Facevano parte di me, ma erano diverse, estranee.
E' questo che provo nei rari momenti in cui penso alla "mia" vita in Italia. Mi chiedo se capiti anche a qualche altra lettrice espatriata. E' normale? E' sano? E' sbagliato? Illuminatemi, se potete.
Ricordo che il giorno del trasloco (avevamo caricato tutto su di un camioncino da Roma), non appena entrammo ad Esslingen, dopo un viaggio estenuante e durato un giorno intero, schiacciai il naso contro il finestrino, proprio come fanno i bambini. Eravamo fermi al semaforo della Adlerstrasse, proprio accanto a quello che sarebbe diventato il mio caffè preferito e luogo di chiacchiere e baci.
Era notte fonda. Guardai l'ex caserma dei pompieri, Alte Feuerwache, un edificio storico del 1912. Sul colmo del tetto si trova una scultura raffigurante una nave a vela. Piuttosto strano per una cittadina così lontana dal mare.
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La nave su Alte Feuerwache |
L'immagine della nave che si stagliava contro il cielo è rimasta nella mia mente e sarà difficile dimenticarla. Su quella nave c'eravamo Chris e io; stanchi, col viso tirato e in silenzio, guardando avanti per non perdere la rotta. Siamo ancora su quella nave. Certamente non più stanchi, ma un po' più in forma e fiduciosi nel futuro.
Quella triste notte estiva, il trasloco, mi resi conto che quella nave aveva lasciato definitivamente il suo porto. Il porto era scomparso, inghiottito dalle acque e era giusto così. Scattò il verde al semaforo della Adlerstrasse, mi girai verso Chris che nel frattempo aveva ingranato la prima, posai la mano sul suo braccio e sorrisi. Anche lui mi sorrise e dal quel momento Serena uscì dal bozzolo che si era costruita da crisalide e si trasformò in se stessa.
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Flammkuchen alle cipolle, fonte: Essen aus Engelchens Küche |
Flammkuchen alle cipolle
Ingredienti per 8 commensali:
- 450 gr di farina (ideale quella per la panificazione)
- un pacchetto da 7 gr di lievito secco
- un cucchiaino di sale
- un cucchiaino di zucchero
- 225 ml di acqua tiepida
- 250 g di panna per cucinare (aggiungeteci anche un po' di succo di limone, per acidificarla)
- un tuorlo
- sale
- pepe
- 150 gr di cipolle
- 4 rametti di timo fresco o un cucchiaino di timo secco
Preparazione:
Non appena la pasta non si attaccherà più alle dita e avrà un bell'aspetto liscio, mettetela in un contenitore di coccio, coprite con un panno e lasciate lievitare per 30 minuti.
Nel frattempo tagliate le cipolle e mettetele da parte. Emulsionate la panna con il tuorlo, aggiungete il sale e il pepe a vostro gusto.
Quando la pasta sarà pronta dividetela in 8 parti che stenderete con il mattarello in una sfoglia sottile, cercando di dargli una forma ad ellisse, come vuole la tradizione. Accendete il forno e regolatelo a 220°C.
Spalmate sopra ogni ellisse l'emulsione di panna e tuorlo, facendo attenzione a lasciare una cornice libera di circa 1 cm dall'esterno. Suddividete le cipolle tagliate a pezzetti su ogni Flammkuchen.
Cuocete in forno per 10-15 minuti. Appena sfornati cospargetene la superficie con il timo.
Buon appetito!